L’Edipo di Bob Wilson
L’Edipo di Bob Wilson
La rilettura dell’Oedipus sofocleo di Robert Wilson, è uno spettacolo che abbatte ogni confine tra teatro, danza, musica ed arte visiva, senza seguire l’originaria struttura drammaturgica del testo di Sofocle, ma facendo riferimento ad una successione cronologica dei fatti narrati da due testimoni, quasi omerici aedi, le cui diverse lingue si intersecano a testimoniare un mito che liberamente attraversa ogni confine temporale, geografico e culturale. Ognuna delle cinque parti è caratterizzata da specifici materiali usati sulla scena: assi di legno, rami secchi, lastre di metallo, rami verdi, sedie pieghevoli, grandi fogli di carta catramata. Per Wilson il tema centrale della storia è l’oscurità. « di Edipo si propone di far luce sull’assassinio di Laio per liberare Tebe dalla pestilenza. Ma sarà capace di sopportare la luce quando questa infine farà luce su di lui? Sarà capace di confrontarsi con il suo passato, con le sue origini? Siamo noi in grado oggi di guardare la verità?». “Oedipus”, tratto da “Oidípūs týrannos” di Sofocle, ideazione, spazio, disegno luci e regia Robert Wilson, voci di Robert Wilson, Lidia Koniordan, musiche originali Dickie Landry e Kinan Azmeh, costumi Carlos Soto, drammaturgia Konrad Kuhn, commissionato e coprodotto da Conversazioni|Teatro Olimpico Vicenza, Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale. A Napoli, Teatro Mercadante, fino al 20/1.
Storia di una madre e un figlio
Vincitore del 12° Premio Riccione “Pier Vittorio Tondelli”, il testo affronta una delle tematiche care al regista e autore Pier Lorenzo Pisano (classe ’91): quello delle dinamiche famigliari. A causa di una situazione difficile e delicata, un figlio torna a casa, ma il suo arrivo mette in moto meccanismi tragicomici. «Ritornare dove si è cresciuti – afferma l’autore – è un’immersione nella nostra prima identità. Le figure che ci accolgono sono sempre le stesse, forse un po’ invecchiate, madri, padri, fratelli, zii, nonni, tutti avvolti nel cellophane, come se il tempo non fosse passato, e tocca a noi srotolarli fuori e scoppiare le bollicine. Ma a volte, sotto il velo, si può scoprire che le cose stanno cambiando, anche lì, in quel piccolo universo di coccole e sensi di colpa, così stretto e inaccessibile al mondo, che è la famiglia». “Per il tuo bene”, testo e regia Pier Lorenzo Pisano, con Alessandro Bay Rossi, Marco Cacciola, Laura Mazzi, Marina Occhionero ed Edoardo Sorgente; scene Giulia Carnevali, luci Vincenzo Bonaffini, costumi Raffaella Toni, musiche originali Mattia Persico. prima assoluta al Teatro delle Passioni di Modena, dall’8 al 20/1. Produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Arca Azzurra Produzioni e Riccione Teatro.
Lunga giornata verso la notte
Dopo Tennessee Williams e Edward Albee, il regista Arturo Cirillo conclude la trilogia con la drammaturgia statunitense contemporanea, scegliendo il celebre testo del premio Pulitzer Eugene O’Neill. La storia si svolge nel Connecticut dell’agosto 1912, nell’arco di un giorno lunghissimo, in cui i membri della famiglia Tyrone, disfatta da miserie fisiche e morali, si urlano in faccia l’uno contro l’altro la propria disperazione e la propria solitudine, annegando nel buio del dolore. È sempre la famiglia quella che si mette in scena, come se il grande sogno americano non potesse se non partire da lì, dove tutto ha inizio e dove tutto a volte si conclude. «Il testo mi si è rivelato – spiega il regista – come un enorme celebrazione dell’immaginazione, dove i personaggi hanno continuamente un doppio binario di menzogna e verità». “Lunga giornata verso la notte”, di Eugene O’ Neill, traduzione Bruno Fonzi, regia Arturo Cirillo, con Milvia Marigliano, Arturo Cirillo, Rosario Lisma, Riccardo Buffonini; scene Dario Gessati, costumi Tommaso Lagattolla, luci Mario Loprevite. Produzione Tieffe Teatro Milano. A Roma, Teatro Vascello, fino al 13/1.
Dal mito della Torre di Babele, alla storia di Abramo
Il regista, attore e drammaturgo Fausto Paravidino costruisce un grande progetto internazionale sul mito della Torre di Babele e sulla storia di Abramo, il patriarca delle tre grandi religioni monoteiste. Dalla New York di Ellis Island all’Europa, la Bibbia raccontata come una ballata dalla forte componente picaresca, mescolando lingue e linguaggi teatrali, luoghi, culture, speranze. Il tema del Libro si attualizza in quello del viaggio, della migrazione, della patria perduta, dell’abbandono della propria cultura, dell’essere stranieri tra stranieri. Lo spettacolo mescola le lingue – italiano, francese e inglese – come in una contemporanea, metaforica Babele. E contiene contaminazioni di teatro-danza, cinema, pantomime e teatro musicale: una grande avventura che, seguendo una famiglia in cerca di fortuna che affronta il viaggio e i suoi mille pericoli, parla un po’ di Dio e molto di noi. “La ballata di Johnny e Gill”, testo e regia Fausto Paravidino, ideazione Iris Fusetti e Fausto Paravidino, con Federico Brugnone, Iris Fusetti, Fatou Malsert, Daniele Natali, Tibor Ockenfels, Fausto Paravidino, Aleph Viola, scene Yves Bernard, luci Pascal Noël, video Opificio Ciclope, costumi Arielle Chanty, maschere Stefano Ciammitti, musica Enrico Melozzi, coreografia Giovanna Velardi. Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale/Le Liberté, scène nationale de Toulon/Il Rossetti Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia/La Criée – Théâtre National de Marseille/Pôle Arts de la Scène/Les Théâtres de la Ville de Luxembourg. A Torino, Teatro Gobetti, dall’8 al 20/1; a Trieste, Il Rossetti–Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, dal 5 al 10/2.
Il Don Giovanni di Valerio Binasco
Il celebre personaggio di Molière torna in scena nella versione diretta da Valerio Binasco, originale e al contempo fedele al testo. Comparso per la prima volta nel dramma di Tirso de Molina El burlador de Sevilla y Convidado de piedra, è con Molière che ha acquistato spessore, divenendo un vero e proprio mito della letteratura europea. Nella commedia, dove centrale risulta il protagonista verso il quale convergono tutte le scene, è forte la tematica religiosa in relazione alla sua funzione morale e alla società. Il libertinaggio di Don Giovanni si rivela un atto profondo di ricerca di libertà, anche quando sfocia nella blasfemia o nell’ateismo. Un eroe-criminale solitario che non teme di portare avanti la sua sfida contro Dio. L’unico a difendere i principi della fede e della religione è il bizzarro servitore Sganarello che tuttavia crea un’umoristica confusione tra credo e superstizione. “Don Giovanni” di Molière, regia Valerio Binasco, con Gianluca Gobbi, Fulvio Pepe, Sergio Romano, Vittorio Camarota, Fabrizio Contri, Marta Cortellazzo Wiel, Lucio De Francesco, Giordana Faggiano, Elena Gigliotti, Ivan Zerbinati; scene Guido Fiorato, costumi Sandra Cardini, luci Pasquale Mari, musiche Arturo Annecchino. Produzione Teatro Stabile di Torino. A Roma, Teatro Argentina, fino al 20/1.