L’Edc alla prova della storia

In 1.700 riuniti a San Paolo per il convegno conclusivo dell’Assemblea. I giovani lanciano un programma per il futuro con bilanci e prospettive. Bruni: «Adesso c’è bisogno di un salto di scala». Dal nostro inviato
Edc brasile

Economia al futuro. Diciassette giovani di varie parti del pianeta leggono nelle loro lingue il messaggio da loro elaborato – “Da San Paolo al mondo” –, un vero e proprio programma di lavoro: “Che l’economia del 2031 sia di comunione, per noi e per tutti”. È il segno di ciò in cui credono, in cui osano sperare, ma anche il risultato di un cammino avviato.

 

I 1.700 partecipanti al convegno “La profezia si fa storia. Venti anni di Economia di Comunione” accolgono in profondo ascolto le convinzioni e le articolate richieste di questi ragazzi, insofferenti nei confronti delle logiche capitalistiche. «Noi giovani qui a San Paolo nel maggio 2011, con le radici nel maggio 1991, ma più che mai responsabili per come saranno l’economia e il mondo nel 2031, crediamo che l’EdC sia venuta sulla terra, su questa terra brasiliana venti anni fa, anche per alimentare e rendere possibile la nostra speranza».

 

Le loro proclamate idealità sono il sigillo sulle riflessioni degli esperti e sulle testimonianze di imprenditori che hanno contraddistinto il convegno, atto conclusivo dell’assemblea, con 650 partecipanti da 37 Paesi, svoltasi nei quattro giorni precedenti.

 

Quanto mai felice la scelta di tenere in Brasile il grande appuntamento dell’EdC. L’assemblea ha avuto la sua cornice nella Mariapoli Ginetta, 50 chilometri a sud di San Paolo, proprio lì dove Chiara Lubich comunicò per la prima volta l’intuizione che era maturata in lei dopo aver osservato con dolore la cerchia di favelas attorno ai grattacieli della metropoli paulista. Non meno significativa la scelta di collocare il convegno di domenica 29 maggio nell’auditorium Simon Bolivar nel Memoriale dell’America Latina, un centro, progettato dal grande architetto Niemeyer, che vuole favorire, attraverso l’arte, legami più stretti tra i popoli del continente.

 

L’EdC ha «la potenzialità di trasformare dall’interno il vissuto economico, non solo delle imprese, ma anche delle famiglie, delle istituzioni finanziarie, delle politiche economiche», ha fatto presente Maria Voce, presidente dei Focolari, nell’indirizzo di saluto inviato per l’occasione. Ricorda che occorre tenere presente una condizione di fondo: «L’EdC avrà nuovo slancio se avrà come orizzonte il mondo unito e sarà capace di muovere i cuori, le azioni, gli entusiasmi di chi ha esigenze di grandi ideali per cui giocare la propria vita». Ella allora non dubita che «verrà una nuova stagione di creatività e di protagonismo di tutti voi e risponderemo a un grande appuntamento con la storia».

 

A supporto di questi passaggi l’imprenditore Alberto Ferrucci ha ripercorso i fecondi lavori dell’assemblea; Rubens Ricupero, rettore dell’università Faapi di San Paolo, ha delineato sfide e speranze dell’economia; la sociologa brasiliana Vera Araujo ha evidenziato i fondamenti della cultura del dare, mentre l’economista Stefano Zamagni ha parlato dell’EdC quale “risorgimento” per l’economia nella società globale.

 

«Siamo venuti in Brasile per ricomprendere meglio l’ispirazione di Chiara», ha precisato Luigino Bruni, coordinatore della commissione internazionale dell’EdC. Delineando le prospettive, ha indicato che «oggi c’è bisogno di un salto di scala, un’impennata di ciascuno e di tutti se vogliamo avviarci con speranza verso il 2031», perché «l’EdC cura la povertà e trasforma le persone, ma adesso occorre cambiare anche le istituzioni economiche».

 

Ribaltando l’impostazione dominante che vede al centro il capitale, Bruni ha fatto presente che «il primo e fondamentale fattore nell’impresa e nell’economia sono le persone. È la loro creatività, la loro passione a fare la differenza». Infine, «l’EdC è nata e nasce ogni giorno da un carisma: anche per questa ragione esiste un profondo legame tra EdC e giovani: i carismi e i giovani hanno in comune la speranza, la fede nel futuro, i grandi progetti e ideali». Le nuove generazioni nell’EdC sono un frutto prezioso di questi primi venti anni, ma anche una garanzia per camminare a passo spedito nel futuro.

 

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