L’economia rispetti la natura
«Non è possibile risolvere la questione rifiuti ponendosi a valle di un sistema sbagliato, costruito per produrre rifiuti. Serve una riforma radicale del sistema economico: la crescita non è più economica, i danni ormai sono maggiori dei benefìci». Sono parole dure quelle pronunciate sabato 9 novembre da Andrea Masullo, economista e docente di Sostenibilità ambientale, nonché presidente del Comitato scientifico di Greenaccord, a conclusione dei quattro giorni di incontri del X Forum internazionale dell’informazione per la salvaguardia della natura ospitato a Napoli, negli spazi di Castel dell’Ovo.
Il consumismo, secondo Masullo, si regge sulla creazione di bisogni altrimenti inesistenti, ma provvede anche alla loro distruzione in tempi brevi, perché altri bisogni, trasformati in necessità, li sostituiscano. Questo è il meccanismo che muove i mercati, un meccanismo che non ha più al centro la produzione di benessere, ma la sua auto-rigenerazione perpetua.
Una situazione senza dubbio paradossale, che Masullo sintetizza: «Se venisse sulla Terra un uomo da un altro pianeta, troverebbe uomini che passano gran parte del loro tempo a prendere risorse concentrate nelle miniere, trasformarle bruciando materie fossili, per disperderle dopo un breve tempo nell’ambiente, avvelenando la terra, l’acqua e l’aria; e per far ciò rendono la loro vita frenetica, stressata e triste, e in molti casi piena di difficoltà e sofferenze. Dubito fortemente che questo extraterrestre definirebbe homo sapiens la nostra specie».
Ineludibile un cambio di paradigma, che finalizzi l’economia alla produzione di benessere nella reciprocità rispetto alle comunità e all’ambiente, e non al profitto basato sul consumo di risorse e su oggetti spesso inutili. Un’ambizione perseguita non solo da docenti come Stefano Zamagni e Luigino Bruni – grazie ai quali è appena nata al Polo Bonfanti di Incisa Val d’Arno (in provincia di Firenze) la Scuola di economia civile – ma radicata anche tanto nell’impostazione della stessa enciclica “Caritas in Veritate” di Benedetto XVI quanto nel «pressante appello a scienziati e giornalisti» rivolto ai convegnisti da papa Francesco.
Il pontefice esorta alla promozione di stili di vita sostenibili sul piano umano ed ecologico e invita le istituzioni e i cittadini ad adoperarsi affinché «il sistema economico non sia orientato al consumo delle risorse di natura e di esseri umani, ma promuova la piena realizzazione di ogni persona e l'autentico sviluppo del Creato». Portato alla platea degli oltre cento giornalisti specializzati in materie ambientali provenienti da tutto il mondo, il messaggio del papa è stato letto e ripreso dal presidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi, il cardinale Francesco Coccopalmerio: «La spiritualità che papa Francesco ha portato in modo vivo e convinto – commenta – è la radice per rinnovare la nostra attenzione verso il Creato. Francesco parla di una Chiesa povera per i poveri: la sobrietà di vita di coloro che si professano seguaci di Gesù deve portare anche al rispetto delle cose e del patrimonio naturale».
Intervistato inoltre in merito alle dichiarazioni dell’arcivescovo di Napoli, cardinale Sepe, che in apertura del Forum mercoledì scorso propose di vietare la comunione a chi inquina, Coccopalmerio ha parlato di «una presa di posizione molto corretta: chi inquina rovina le persone e le cose create da Dio, porta un attacco ai diritti degli altri e quindi un’aggressione all’amore per gli altri. C’è incompatibilità – ha concluso perentorio – tra il non amore per gli altri e la partecipazione all’eucarestia».