L’economia civile risponde alla crisi

Ad Avola parte un corso dedicato a giovani imprenditori. A pochi giorni dall’inaugurazione della Scuola di Loppiano il progetto riunisce docenti, esponenti del terzo settore e operatori bancari per un polo di innovazione in grado di generare impresa nel Sud
Uno dei momenti di Avolab

La Scuola di economia civile, inaugurata a LoppianoLab venerdì 20 settembre, ha già una sede attiva e all’opera nell’eremo sant’Anna di Avola, in provincia di Siracusa. Dal 24 al 29 settembre 32 giovani, siciliani in gran numero ma non solo, diventano studenti dei migliori docenti di economia civile in Italia: Luigino Bruni, Leonardo Becchetti, Stefano Zamagni, Rosa Albanesi, Jonny Dotti, affiancati nel loro programma da funzionari pubblici, esponenti di cooperative e realtà lavorative locali, che hanno puntato all’inclusione sociale e allo sviluppo sostenibile. Non mancano neppure gli operatori bancari: Banca etica Sicilia è presente per curare anche l’aspetto della finanza, perché «le aziende possono essere create, inventate, cambiate ma vanno sempre finanziate», dichiara Steni di Piazza, direttore della filiale palermitana. Questa in sintesi è l’esperienza di Avolab, un laboratorio di economia civile giunto alla seconda edizione.

Un segnale forte di novità parte proprio dal team di docenti ed esperti presenti: hanno rinunciato al loro stipendio e sono qui ad offrire gratuitamente il bagaglio di conoscenze e di norme che possono creare impresa non orientandola esclusivamente al profitto. Lo scopo quindi è che questi imprenditori in erba, alcuni laureandi in economia ma ci sono anche due psicologhe, sviluppino un’idea imprenditoriale affiancati da un tutor, incoraggiati da modelli di successo e con una base finanziaria garantita, cosa non scontata soprattutto in un territorio complesso come quello siciliano.

Steni di Piazza, che è anche presidente di Avolab, spiega che si è lavorato con i fondi strutturali europei e il progetto Geremi per garantire accesso al credito a un tasso inferiore al due per cento. «I fondi diventano di fatto un prestito ai giovani. Per cui un progetto è finanziato al 58 per cento dall’Ue e per il restante 42 per cento da Banca etica con un tasso basso. Stiamo poi lavorando per stipulare convenzioni con i comuni in possesso di beni confiscati alla mafia. Se questi beni diventano sedi di cooperative o attività rimangono in uso e favoriscono giovani imprenditori che non dovranno in tal modo pagare un affitto ma occuparsi della tenuta e della gestione di questo bene».

Il laboratorio è già in piena attività e le idee sottoposte al team di esperti sono le più varie. Valeria è una delle psicologhe presenti che ha però deciso di usare la sua formazione per creare una cooperativa e quindi anche per reinventarsi come imprenditrice. «Ho cominciato da qualche anno un percorso di sostegno alle famiglie con bambini o ragazzi portatori di handicap – racconta –. L’associazione che segue questo lavoro si chiama “Diversamente” e non fornisce servizi assistenzialistici, ma piuttosto vuole offrire una possibilità di lavoro a ragazzi con la sindrome di Down. Noi vogliamo assicurare a queste persone autonomia e totale sviluppo in una regione dove terminato il ciclo di studi questi ragazzi sono tagliati fuori da qualsiasi circuito lavorativo».

Valeria ha grandi attese su questa scuola, sia per l’acquisizione di una cultura imprenditoriale in grado di pensare anche all’inclusione sociale, sia per mettere mano agli strumenti concreti che consentono a un’azienda di vivere. «È un segnale forte per la Sicilia e decisamente in controtendenza rispetto a quello che ascoltiamo dai media su imprese che chiudono e sul disfattismo generale dei giovani. Qui non c’è utopia, ma una prova di grande coraggio che implica la capacità di mettersi in gioco in un’ottica di cambiamento e di rottura di vecchi schemi mentali sul lavoro assicurato o sull’assistenzialismo. E poi mi sembra una bella continuità con l’esperienza di LoppianoLab».  

Per Valeria è il primo corso, ma alcuni degli studenti sono tornati per il secondo anno per rafforzare le basi di conoscenza dell’economia civile. Qualcuno vuole invece verificare la sua idea imprenditoriale. Vari si sono laureati in discipline economiche e scoprono con grande stupore che esiste un’economia in grado di fare utili, ma che può al contempo contribuire a migliorare l’ambiente e a creare comunità: questa è la vera finalità di un’impresa civile.

Non mancano le criticità. «Osserviamo nei giovani presenti una sfiducia quasi totale nella politica attuale – continua Steni di Piazza –. Sono spaventati dalla modalità di gestione della cosa pubblica. Ad Avolab vedono invece adulti che lanciano ponti per uscire dal guado. Vorrebbero vederne di più. Mi sento interpellato in qualità di adulto e di classe dirigente dal Paese a non desistere da questo compito impegnativo e imprescindibile anche per il nostro presente».

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