L’economia civile e la sua proposta

Al via il Primo Festival nazionale dell’Economia civile in programma a Firenze, Palazzo Vecchio, dal 29 al 31 marzo 2019. Le ragioni di un progetto esigente generato dalla società italiana.  

Il primo Festival nazionale dell’Economia civile intende mettere a fattor comune le migliaia di esperienze e buone pratiche (di carattere imprenditoriale, in diversi settori che vanno dalla finanza all’agricoltura sostenibile, dalla cultura all’hi-tech) che stanno già cambiando il volto alle nostre comunità. Con l’obiettivo di trattenere le migliori energie (capitale umano) sui territori. Esperienze tutte contrassegnate da un approccio “umanistico” all’economia, che vede nella cura delle relazioni interpersonali, nella logica della condivisione e dell’auto-aiuto la formula vincente.

Una formula che non a caso si ricollega alla grande scuola dell’Economia civile che trova ispirazione anche nel Rinascimento fiorentino e vide la luce a Napoli nel momento di massimo splendore illuministico del secondo ‘700, grazie agli insegnamenti di Antonio Genovesi e di altri esponenti di quella che si chiamava “scienza della pubblica felicità”. In questo senso, un patrimonio culturale del nostro Paese che il Festival vuole scoprire e ri-scoprire.

 Finanza sostenibile

 A Firenze si parlerà anche di un diverso possibile approccio ai temi dell’economia e della finanza.

Analizzando, tra l’altro, l’esperienza (e i numeri) di una forma consolidata di “finanza civile”, quella finanza mutualistica che si realizza attraverso le 270 Banche di Credito cooperativo/Casse rurali/Casse Raiffeisen: banche di comunità. Cooperative bancarie mutualistiche, caratterizzate dalla territorialità, dalla democraticità di funzionamento (una testa-un voto), dall’assenza di finalità di lucro individuale.  Presenti in 2.700 Comuni, in 620 di questi rappresentano l’unica presenza bancaria (nel 93% dei casi si tratta di Comuni con popolazione inferiore ai 5 mila abitanti).

Dallo scoppio della crisi oltre dieci anni fa (crisi che non hanno contribuito ad innescare) si sono dimostrate resilienti e, confermando la loro vocazione anticiclica, capaci di sostenere l’economia reale.

Anche negli anni più duri della crisi (2008-2018), le Bcc hanno aumentato le quote di mercato nel credito a famiglie e pmi e, negli ultimi cinque anni, immesso nei circuiti economici finanziamenti netti per 8,2 miliardi di euro (rispetto ad una riduzione complessiva fatta registrare dal mercato del credito).

 Le Bcc hanno quote rilevanti proprio nei finanziamenti ai settori espressione del made in Italy. A dicembre 2018 queste erano rispettivamente pari: al 23,2% per l’artigianato e la piccola manifattura; al 20,3% per l’agricoltura; al 21% per le attività legate al turismo; al 12% per il settore delle costruzioni e attività immobiliari; al 10% per il commercio e al 14,4% per il non profit.

Si tratta di un’economia innovativa, di una “finanza geo-circolare” che vede reinvestire sul territorio il risparmio di quello stesso territorio, innescando processi di sviluppo duraturi e senso di appartenenza e di comunità.

Educazione e ricerca

La Scuola di Economia civile (Sec), nata nel 2012, è la scuola italiana di riferimento per chi voglia formarsi sui temi dell’economia civile. Coinvolge 24 docenti stabili, provenienti dalle migliori scuole di economia (tra i quali Luigino Bruni, Stefano Zamagni, Alessandra Smerilli, Vittorio Pelligra), ricercatori di diverse discipline, imprenditori civili. Propone corsi di alta formazione e corsi territoriali, summer school tematiche, ricerche e progetti per aziende e con aziende di alto profilo civile e ambientale.

Ha progetti specifici per insegnanti e studenti delle scuole superiori e universitari. È una scuola dove alla produzione di contenuti si affiancano sperimentazioni con le imprese e le cooperative, nella consapevolezza che l’economia debba ripartire dai luoghi concreti del vivere, non dalle teorie o dalle loro astrazioni.

Lavoro responsabile e innovazione sociale

Nel Festival si parlerà anche di lavoro e innovazione. Sono più di 500 le “buone pratiche” che sono state mappate da NeXt e autovalutate sulla sostenibilità economica, sociale e ambientale, esperienze virtuose dalla moda etica, all’agricoltura sociale, dalla bio cosmesi all’Internet delle cose. Mentre sono più di 10 le reti multistakeholder realizzate nei territori per diffondere la cultura di impresa sostenibile e supportare la creazione di startup innovative.

NeXt ha infatti attivato 11 regioni, 17 scuole superiori e relative dirigenze scolastiche, 37 classi tra terze e quarte, per un totale di oltre 800 studenti coinvolti, circa 100 docenti e altrettante famiglie italiane. Attraverso una “call for ideas” sono stati presentati 43 progetti scolastici sui temi di inclusione, immigrazione, tecnologia, cura dei beni comuni e valorizzazione del proprio territorio.

Anche le università sono state protagoniste del percorso pre-Festival con 14 Hackathon sull’innovazione sociale, realizzati a partire da Torino, per arrivare a Palermo e tornare indietro verso il Nord Italia, coinvolgendo più di 600 giovani coinvolti, universitari e non, 14 atenei e 16 imprese “mentor” che hanno supportato i giovani nella ricerca azione di soluzioni sostenibili ai problemi del loro territorio. Sono state presentate più di 50 prototipi di startup su diversi settori, con una particolare attenzione al tema dell’economia circolare e della rigenerazione urbana.

 

 

 

 

 

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons