Le vittorie non finiscono mai

Emiliano Mondonico, allenatore. Abituato a mettersi in gioco non solo sui campi di calcio.
Emiliano Mondonico

Dalla finale di Coppa Uefa a un normalissimo allenamento. Dai grandi palcoscenici della serie A a un rettangolo verde come tanti. Dai decibel a profusione di Napoli, Firenze e Torino alla silente tranquillità di Rivolta d’Adda. Una parabola discendente? Assolutamente no. Piuttosto, un ritorno alle origini, dove tirare quattro calci a un pallone resta un puro e semplice divertimento. Momento di aggregazione, di coesione, di unione fra persone tanto diverse quanto simili.

Un protagonista, tanti protagonisti. Loro sono gli uomini e le donne che aderiscono al progetto de “L’Approdo”, associazione attiva nel campo del recupero dalle dipendenze con sede all’interno dell’ospedale di Rivolta d’Adda (Cremona). Lui è Emiliano Mondonico, “Mondo”, recordman di promozioni dalla B alla A (ben cinque, con quattro squadre diverse), vincitore della Coppa Italia ’93 alla guida del Torino e protagonista dello sfortunato ultimo atto di Coppa Uefa ’92, quando sulla panchina dei granata fu battuto dall’Ajax, pur non conoscendo sconfitta nella doppia finale. Un professionista che, pur avendo lavorato in piazze importanti quali, appunto, Napoli, Firenze e Torino, ha sempre portato addosso l’etichetta (certamente riduttiva) di “allenatore di provincia”.

 

È comunque lì, nella provincia del pallone nostrano, che Mondonico ha iniziato a farsi conoscere; ed è lì che, almeno temporaneamente, ha chiuso la carriera. Da Cremona a Bergamo (sponda AlbinoLeffe) per poi ritrovarsi nella sua Rivolta d’Adda. Ma non a casa, o in panchina, bensì su un letto d’ospedale. Sì, perché la nuova vita del Mondo è partita quando un tumore al fegato lo ha costretto a lasciare la guida tecnica della formazione orobica e, di conseguenza, il calcio professionistico.

 

Vinta la sua personale partita, l’ennesima ma certamente la più importante, il tecnico lombardo si è semplicemente messo a disposizione. Di chi? «Dei ragazzi de “L’Approdo” – spiega –. Persone con problemi di dipendenza: dall’alcol, dalle droghe, dal gioco e persino da Facebook. Uomini e donne provenienti da tutta Italia, e anche dall’estero, che si sottopongono a un ciclo di terapie lungo cinque settimane».

Ed è all’interno di questo programma riabilitativo che s’inserisce il lavoro di Mondonico. «L’idea – racconta – è del dottor Giorgio Cerizza, responsabile del servizio di alcologia dell’ospedale di Rivolta d’Adda. Mi propose di allenare questi ragazzi (alcuni dei quali non sono proprio giovanissimi, ndr), convinto che gli allenamenti sul campo potessero accrescere la loro autostima. Ho accettato con curiosità e posso dire di aver fatto la scelta giusta».

 

Eh già, perché se da un lato i ragazzi si sono sentiti subito stimolati dal poter effettuare una seduta settimanale agli ordini di un professionista («alcuni non avevano mai toccato un pallone prima», sottolinea Mondonico), dall’altro è lo stesso tecnico cremonese a raccontare i benefici che questa iniziativa ha portato nella sua vita: «Una forma di solidarietà che mi fa stare davvero bene. E poi è bello vedere persone con difficoltà mettersi in gioco… giocando. Il calcio aiuta a fare gruppo e fare gruppo contribuisce a sentirsi meno soli. Concluso il ciclo riabilitativo di cinque settimane, tanti ragazzi manifestano il desiderio di tornare, e la richieste che ci arrivano sono davvero tante».

 

Insomma, un successone. Ma non è che questa resterà l’unica attività del Mondo? «Voglio tornare ad allenare – risponde lui –. Se qualche squadra riterrà opportuno chiamarmi, io risponderò presente. Altrimenti, sarà stato bello lo stesso. Aver superato momenti difficili come quelli della malattia mi ha insegnato tanto: penso di poter dare ancora qualcosa, nel mondo del calcio e non solo». I ragazzi de “L’Approdo” ne sanno qualcosa.

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