Le vittime dei naufragi in mare. Papa Francesco: «Duemila dall’inizio dell’anno»
È nella dura conta dei numeri il racconto dell’ennesima tragedia del mare. Gli uomini della Guardia costiera italiana l’hanno appresa dalla voce di quattro migranti: tre uomini e una donna, originari di Costa d’Avorio e Guinea Konakry, che sono stati tratti in salvo nel canale di Sicilia cinque giorni fa, già arrivati a Lampedusa. I sopravvissuti hanno raccontato del loro viaggio. Erano in 45, saliti a bordo di un barchino di metallo di 7 metri destinato a sfidare le onde del Mediterraneo. Erano partiti dal porto di Sfax e poco dopo l’imbarcazione si è ribaltata. Sono finiti tutti in acqua: tra loro c’erano anche tre bambini.
Una tragedia annunciata. Le migrazioni sono affidate, ogni giorno di più, a imbarcazioni di fortuna, piccoli pescherecci o barchette che al più potrebbero navigare per qualche miglio.
E un altro naufragio si è verificato sabato: una barca con 13 migranti affonda al largo di Marettimo, al largo di Trapani: il bilancio è di un morto e un disperso. Il cadavere di un uomo di 30 anni è stato recuperato in mare. Undici persone sono state tratte in salve, una è ancora dispersa.
Sempre sabato, al largo di Lampedusa, a motovedetta della Guardia di Finanza è riuscita a salvare 45 migranti. Provengono da viaggio da Burkina Faso, Mali, Niger, Camerun, Costa d’Avorio, Liberia, Gambia, Guinea. Questa volta sono stati salvati tutti.
Nell’Angelus di domenica papa Francesco ha pregato per le vittime del mare. «Con dolore e vergogna dobbiamo dire che dall’inizio dell’anno già quasi duemila uomini, donne e bambini sono morti nel Mediterraneo cercando di raggiungere l’Europa. È una piaga aperta nella nostra umanità».
Il pontefice ha poi invitato e incoraggiato «le forze politiche e diplomatiche che cercano di sanarla in uno spirito di solidarietà e di fratellanza, come pure l’impegno di tutti coloro che operano per prevenire i naufragi e soccorrere i naviganti».
Sguardo puntato sull’Africa anche con l’annuncio del prossimo pellegrinaggio in Camerun, altro Paese africano dilaniato dai conflitti «per chiedere la pace nel Paese ancora afflitto dalla violenza e dalla guerra. Uniamoci in preghiera ai nostri fratelli del Camerun – è stato l’appello del pontefice – affinché, per intercessione della Vergine, Dio sostenga la speranza del popolo che soffre da anni e apra vie di dialogo per giungere alla concordia e alla pace».
Le morti dei migranti quasi non fanno più notizia. Ma nell’Angelus domenicale, alla vigilia della festa dell’Assunta, si leva alta la voce di papa Francesco. Il vescovo di Roma che sogna un’umanità di pace e di fratellanza.
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