Le tredici rose
Il cinema spagnolo va da qualche anno rivisitando la sua guerra civile, dall’ottica antifranchista.
Questa volta, si tratta di tredici ragazze che vengono arrestate dalle squadre vittoriose del generale Franco, a fine conflitto. Qualcuna di loro è stata legata, in vario modo, alla resistenza e finisce fatalmente per compromettere le amiche innocenti. Tutte vengono incarcerate, ma sperano di cavarsela con qualche anno di prigione. Invece, è la tragedia. Un attentato contro un dirigente franchista provoca un piano di vendetta. Le tredici giovani, del tutto innocenti, vengono processate e condannate a morte. Tranne la più giovane che, costretta a sentire il colpo di grazia sparato alle amiche, potrà poi raccontare il fatto.
Crudele nel ritmo incalzante del racconto, come un thriller, recitato con disinvolta bravura dalle protagoniste (un’ottima Gabriella Pession), il film presenta la ferocia della rappresaglia con toni da melodramma, senza riuscire a nascondere la sottintesa carica ideologica con cui pervade la narrazione.
Il fatto tuttavia corrisponde a verità e bisogna dar atto alla Spagna di iniziare a raccontare il suo passato senza più complessi, anche se ancora da una visione parziale.
La guerra tuttavia lascia sempre una scia di sangue, un grande dolore ed è quanto il film alla fine fa intuire, chiunque ne siano gli esecutori. Quando il cinema italiano avrà il coraggio di non rimuovere più il proprio passato?
Regia di Emilio Marinez-Làzaro; con Pilàr lopez de Ayala, Veronica Sànchez, Gabriella Pession, Adriano Giannini, Enrico Lo Verso.
Valutazione della Commissione nazionale film: complesso, problematico.