Le tre scimmie
Il regista turco Nuri Bilge Ceylan, all’ultimo Cannes ha vinto il premio per la migliore regia con questo lavoro su un dramma familiare robusto, puntando all’interiorità, evitando i toni esasperati, e scegliendo di non mostrare i momenti più crudi, ma di sottolineare piuttosto il turbamento suscitato nei personaggi. Il padre di una famiglia di Istanbul, formata dai genitori e da un figlio poco più che adolescente, accetta, dietro compenso, di andare in prigione al posto del suo datore di lavoro, che nel frattempo inizia un rapporto con la moglie. Si sviluppa una situazione dolorosa, in cui i familiari non riescono a comu nicare tra loro e ciascuno prende decisioni per conto proprio. La paura, indotta da quanto scoprono, ricorda quella delle tre scimmiette di una favola, che credono di proteggersi tappandosi occhi, orecchie e bocca. Il film attira, oltre che per l’originale qualità narrativa, per il mondo culturale che delinea. Se alcuni aspetti di esso sono condivisibili, come la considerazione per la fedeltà coniugale, altri lo sono di meno, come la considerazione per la donna, trattata dal marito come cosa di sua proprietà, e schiaffeggiata dal figlio, o l’autorità del padre padrone che, sacrificatosi per la famiglia, poi la vuole tenere in pugno e ne gestisce il futuro con furbizia. Il ricordo di un figlio scomparso ancora bambino è l’immagine nostalgica dell’innocenza perduta. È morto annegato, come si capisce dalla sua prima apparizione, grondante ed in costume da bagno. E l’acqua è presente in molte scene: nel mare, nella pioggia, nel sudore. Essa è una linfa che, perse le proprietà vitali, cola dalle anime inaridite. Mentre inquadrature studiate valorizzano angolazioni insolite od oggetti familiari, i silenzi prolungati dilatano i sentimenti dei personaggi, aiutando a percepirli in profondità. La lentezza, frutto anche di un montaggio sapiente, non ritarda il procedere del dramma, che poco alla volta finisce per coinvolgere pienamente. Regia di Nuri Bilge Ceylan; con Yavuz Bingöl, Hatice Aslan, Ahmet Rifat Sungar, Ercan Kesal.