Le tenerezze di Carlo

In mostra a Firenze alla galleria di Palazzo Pitti fino al 15 novembre le opere dell'artista noto per i suoi disegni sicuri, il colorare caldo e vibrante, la capacità ritrattistica penetrante
Dolci

Ecco un artista, grande ed incompreso. Passa per un pittore di “santini”, immagini più o meno svenevoli di santi e madonne. Vergini immacolate con il giglio in mano e il Bambino benedicente (1650, Monaco); Annunciate dagli occhi fissi al cielo e le mani incrociate al petto (1655, Firenze); san Pietro lacrimoso in penombra e san Sebastiano in gloria con le frecce in mano; una soave Fuga i n Egitto ed una patetica santa Lucia. E si potrebbe continuare, parlando del fiorentino Carlo Dolci (1616-87) attualmente in mostra a Firenze alla galleria di Palazzo Pitti fino al 15 novembre (catalogo Sillabe).

Che abbagli si possono prendere talvolta in arte. Carlo è dolce ma non dolciastro, è sentimentale ma non bigotto. Un disegno sicuro di mano esperta, un colorare caldo e vibrante, una capacità ritrattistica penetrante – in particolare nei disegni -, una finezza psicologica sottile e sopra tutto un senso della misura, dell’equilibrio che guarda a Raffaello, Pontormo e Barocci e non ignora Caravaggio, ma è sé stesso.

Il fatto è che Carlo Dolci è pittore di tenerezze. Cromie levigate, volti estatici di affetto sincero, sentimenti vivi e amore per il corpo e per la natura. I fiori, in particolare. Osservare le foglie carnose del giglio dell’Angelo annunciante agli Uffizi, il Vaso di fiori con bacile sorgente dal fondo scuro, immagine metaforica della Vanitas di tutto: ma quanto amore per i boccioli e gli steli, che pure appassiranno presto. Dolci è poeta idilliaco. La Fuga in Egitto di Stamford (1640) è soffusa di elegia aurorale, di sguardi così belli nel Bambino con due rose in mano.

Ci sono due quadri che forse sintetizzano il cammino artistico di Carlo. Il primo è il fanciullo Gesù in mezzo ai tulipani, un bambino ritratto al naturale nella scoperta della natura. Il secondo è il Ritratto di fra’Ainolfo de’Bardi (Uffizi), Cavaliere di Malta ombroso e fiero, alto sul paesaggio chiaroscurato: ci guarda sereno, come di chi ben conosce  la vita  e ne ama la melodia.

Dolci è infatti un musicista del colore, steso a superfici ampie e lucenti,piene di calore. Come si fa a dire che Carlo è un artista di ”santini”? È invece un grande cantore del sentimento. Una mostra da non perdere.

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