Sin dal 1961, quando Chiara Lubich lesse le opere di santa Teresa d’Avila e di san Giovanni della Croce, balzò evidente che la vita di donazione a Dio e, più in generale, la vita cristiana vissuta secondo la spiritualità dell’unità, era anche una strada di santità per chi l’avesse percorsa con decisione e con impegno. Questa via dell’unità ha però una sua ascetica, assai nuova rispetto alle precedenti, perché indirizza a trovare l’unione con Dio amando il fratello e realizzando cioè, per la pienezza dell’amore scambievole, la parola di Gesù: