Le tante verità dopo i fatti di Mosca

Le reazioni dei media agli arresti avvenuti a Mosca, tra cui quello di Aleksej Nalval’nyji, blogger anti Putin, nel corso di una manifestazione di piazza contro la corruzione

Sui media occidentali ha avuto grande eco quanto accaduto domenica a Mosca, dove sono stati arrestati centinaia di manifestanti ad una manifestazione di piazza contro la corruzione – non autorizzata dalle autorità –  tra cui Aleksej Nalval’nyji, blogger anti Putin che guida una ferma opposizione contro il Cremlino. Ma i giornali russi del lunedì? Le reazioni sembrano dividersi tra chi ha deciso di dare ampio risalto e chi invece ha scelto di “minimizzare”, lasciando supporre una frattura e una polarizzazione a livello di opinione pubblica.

Il quotidiano online Utro, ad esempio, non menziona nemmeno la cosa nella sua homepage. La Komsomol’skaja Pravda colloca la notizia oltre la metà della pagina (tanto che è necessario scorrere con il mouse per vederla: già così si è tagliata buona parte dell’audience) nella sezione locale di Mosca, e vi dedica un articolo dal titolo “La manifestazione per la pace finisce con un attacco alla polizia”. Secondo quanto scrive la testata, una “marcia non autorizzata nel centro di Mosca” sarebbe “finita in tragedia”; tragedia peraltro inutile in quanto, sostiene, il sindaco avrebbe offerto a Navalnyj e compagni un altro luogo per scendere in strada, cosa che il blogger non avrebbe accettato. La Pravda sottolinea poi a più riprese come i moscoviti siano stati “rispettosi della legge”, mentre al contrario nel corteo diverse persone avrebbero avuto semplicemente l’obiettivo di provocare disordini. Ridimensionati anche i numeri: migliaia di persone, certo, ma molti “erano lì solo per passeggiare, dato che il tempo era buono”. Insomma, non una rivolta di popolo, ma un gruppo di attaccabrighe che ha pure spedito qualche poliziotto all’ospedale. L’articolo si conclude con una serie di commenti che chiedono pugno più duro in quanto ad ordine pubblico e a repressione delle manifestazioni non autorizzate.

 

Di tono diverso il Kommersant, che in testa alla pagina parla della “più grande manifestazione d’opposizione dal 2011”, estesasi anche ad altre città della Russia dove la gente è scesa in piazza. Anche questa testata ricorda che l’amministrazione cittadina aveva suggerito un’area diversa e periferica per la manifestazione; tanto che alcuni poliziotti avrebbero, tramite altoparlante, invitato i manifestanti che si stavano radunando nella zona centrale prescelta (e negata) a recarsi in metropolitana in quella designata dal sindaco. La manifestazione viene però descritta come sostanzialmente pacifica, tanto che la piazza viene paragonata a Hyde Park Corner – zona di Londra nota per essere il “palco” di oratori improvvisati –; e anche le provocazioni ai poliziotti paiono più delle ragazzate che delle vere e proprie minacce. Eccessivo zelo quindi quello della polizia, che avrebbe risposto arrestando questi “provocatori, e innescato così una serie di reazioni – più dettate dal panico che da una reale volontà di violenza – che hanno portato la situazione a degenerare.

Più dettagliata di tutti (testata in cui lavorava Anna Politkovskaja): che dedica a questi fatti un lungo reportage a tutta pagina. Aleksej Polikovskij afferma – scrivendo al presente – che si sa che questa “non è una manifestazione, ma una passeggiata”, che riunisce moscoviti di tutte le età; e non per il bel tempo, come sostiene la Pravda, ma contro appunto un sistema statale percepito come corrotto. La descrizione della manifestazione è festosa, tra slogan ironici e palloncini; Polikovskij ammette però che verso le due e mezza l’atmosfera cambia e “si percepisce improvvisamente pericolo”, una colonna della polizia corre verso un vicolo – dove non si vede che cosa stia accadendo – mentre la gente inizia a gridare. Il giornalista si allontana, e inizia a farsi raccontare la sua storia da un uomo che afferma di essere ceceno e di vivere tra mille difficoltà; all’improvviso però la polizia arriva anche lì, l’uomo viene portato via senza ragione apparente, così come altri che stanno lì attorno. Da lì in poi la situazione degenera, tra cariche della polizia e urla dei manifestanti, senza che sia nemmeno ben chiaro chi attacca e chi è attaccato: quel che è certo è che sembrano sommarsi, in questa piazza, motivi di rancore e di opposizione tra parti diverse della società russa che vanno ben al di là della semplice lotta alla corruzione, ma che spaziano dalle tensioni irrisolte nel Caucaso, alla repressione degli oppositori, alle difficoltà economiche che il Paese sta affrontando.

Il quadro che ne esce è dunque variegato, come è inevitabile nei casi in cui è difficile fare chiarezza e la verità si presta, in un certo senso, ad essere più d’una.

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