Le Summer School di Sant’Egidio
Migliaia di ragazzi in tutta Italia hanno preso parte ai centri estivi didattici organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio per aiutare i bambini più vulnerabili che non hanno potuto godere appieno del diritto allo studio durante il lockdown
Nel mese di maggio, Marco Impagliazzo, presidente della comunità di Sant’Egidio, ha lanciato un appello rivolto a docenti, volontari, dirigenti scolastici, operatori e a tutti coloro che si occupano di educazione affinché i mesi estivi potessero essere un periodo di recupero per quei ragazzi vulnerabili che a causa del Covid19 non hanno potuto godere appieno del diritto allo studio.
Un appello che ha colpito soprattutto i giovani delle scuole superiori e dell’università che per i mesi estivi hanno deciso di dedicarsi al volontariato e di entrare a far parte della rete, organizzata dalla comunità di Sant’Egidio, delle Summer School, centri estivi didattici, gratuiti e su base volontaria, sparsi in tutta Italia e rivolti principalmente ai bambini delle periferie.
Migliaia sono i ragazzi che hanno deciso di aderire al progetto, più di mille solo a Roma. Grazie alle Summer School hanno avuto e continuano ad avere la possibilità di recuperare le lezioni perse ed avere un aiuto per completare i compiti delle vacanze.
Le scuole, sono operative in 19 quartieri della capitale, da Ostia al Pigneto a Tor Bella Monaca e in altre città italiane. Le aule ospitano pochi bambini, accompagnati dagli operatori volontari, insieme si studia, si fanno i compiti delle vacanze, si ripassano le materie di base, ma ci sono anche momenti dedicati al gioco e alla conoscenza.
L’idea nasce dopo un’inchiesta portata avanti da Sant’Egidio sull’andamento dell’educazione a distanza imposta dal Coronavirus. Un’indagine che si è concentrata su ventisette quartieri della città di Roma coinvolgendo quarantaquattro scuole di educazione primaria, tra il centro e la periferia romana e 800 alunni tra i 6 e i 10 anni.
Una riflessione sulla povertà educativa che ha coinvolto soprattutto quei ragazzi più vulnerabile, che durante il periodo del lockdown non sono riusciti ad accedere alla scuola online, a seguire le video lezioni o ad essere seguiti nei compiti. Ragazzi e bambini delle periferie, che vivono in famiglie disagiate, famiglie dove si vive in spazi molto ristretti, dove non c’è un computer o la connessione internet, figli di stranieri che non hanno nessuno che possa aiutarli nei compiti, che in questi mesi hanno dimenticato la lingua italiana.
Dai risultati è emerso che il 61% non ha potuto fare lezioni online, o svolgere compiti a casa, e che un bambino su due ha seguito solo un’ora e mezzo di lezione per un giorno a settimana. A tutti questi alunni, Sant’Egidio ha proposto un’esperienza educativa e didattica indispensabile per recuperare e tornare a scuola preparati, colmando il gap tra chi è andato avanti e chi invece è rimasto indietro.