Le stragi nelle scuole

Gli omicidi immotivati sono diventati una costante dei notiziari.
Fiori per le vittime di Oakland

Cosa spinge una persona a imbracciare un’arma da fuoco e sparare sulla folla inerme? Gli omicidi immotivati sono diventati una costante dei notiziari. L’ultimo episodio ha visto uccise sette studentesse per mano di un collega coreano a Oakland. L’omicida è stato arrestato all’uscita da un supermercato. Quasi che quel gesto terroristico rientrasse nella normalità quotidiana. Prima c’era stata la strage di Tolosa: anche lì vittime innocenti. Il terzo evento è dell’estate scorsa: Breivik provocò la morte di novanta giovani in Norvegia.
Nei tre fatti di cronaca gli stragisti sono tre uomini giovani. Persone con convinzioni religiose che vedono nella differenza una minaccia alle proprie visioni del mondo: chiuse, assolute ed escludenti. Ad Oakland il cristiano fervente non sopportava la competizione delle scuole americane; Breivik uccise per difendere la “purezza” del suo mondo dalla “contaminazione” multiculturale; Merah aderì alla follia della guerra armata contro gli ebrei. La scuola: cristiana, ebraica e di partito, è il luogo dell’attacco perché è un’istituzione produttrice di senso non violenta. Due dei tre sono emigrati da un contesto culturale differente e lo scandinavo viveva in un’isola quasi disabitata. Tutti e tre hanno utilizzato le nuove tecnologie digitali per realizzare il folle progetto o per documentarlo, come in un reality.
Durante i periodi di cambiamento storico i legami si deteriorano, lasciando i soggetti in balia delle paure verso il futuro, di solitudini presenti e nostalgie passate. Nel mondo globalizzato, dove i lontani diventano prossimi, si corre il pericolo di imbattersi in shock identitari. Le macro “guerre culturali” che si combattono ogni giorno, in casi estremi, diventano cruenti episodi locali.
La sfida in questo passaggio storico riguarda la costruzione di istituzioni (famiglia, scuola, religione, diritto) capaci di produrre legami tra differenti e distinti. Segnali lungo questo sentiero sono osservabili nelle prassi sociali ispirate all’amore-agape. I segnali devono diventare fenomeni collettivi per essere efficaci.

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