Le sfide della nuova cristianità
Videro e credettero: la bellezza e la gioia di essere cristiani. Questo il titolo della mostra tenutasi a Potenza qualche giorno fa presso il Seminario regionale minore e attualmente visitabile in varie città italiane (il calendario eventi è visualizzabile sul sito http://www.itacaeventi.it/). Un excursus di immagini e citazioni, che invitano il visitatore a riflettere sulla “scristianizzazione” cui stiamo assistendo.
L’apertura non a caso è affidata ad una foto del quartiere di Nowa Huta a Cracovia, quartiere simbolo di un abitato senza Dio, senza simboli religiosi. Fino a quando gli operai della zona si ribellarono e venne costruita la prima croce, che per Giovanni Paolo II fu l’emblema dell’evangelizzazione del nuovo millennio. A conclusione, invece troviamo Il “Cristo benedicente”, icona bizantina nel monastero di Santa Caterina, sul Sinai. Per ricordarci che siamo a Sua immagine e somiglianza.
Cinque le sezioni che ne compongono il ricco percorso. La prima: «Voi siete i primi dei moderni». Usando la fortunata formula del poeta francese Péguy, noi viviamo paradossalmente in una società dopo Gesù, senza Gesù. Gli esiti di questa rottura, sono le ben note derive interiori, che stanno caratterizzando la modernità. In buona sostanza: «Il nocciolo della crisi della Chiesa in Europa è la crisi della fede», come ha scritto Benedetto XVI.
Ed ancora la seconda sezione, l’antefatto: il cuore dell’uomo. «Ah! Come colmarlo questo abisso della vita?» In un momento storico in cui l’uomo ha smarrito ogni riferimento, solo il Dio vicino, che in Cristo non è più ignoto e irraggiungibile,può colmare un pressante vuoto di senso.
Terza sezione- Il fatto: Gesù di Nazaret. «Maestro dove abiti?» «Venite e vedrete». Come Giovanni e Andrea seguirono Gesù, così adesso gli individui si interrogano su di Lui, sulla Sua natura e nel seguirlo, ne scoprono la straordinaria amorevolezza, di Dio che si è fatto uomo.
Quarta- Il riconoscimento: la libertà dell’uomo «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» Solo chi si predispone ad un atto di totale abbandono verso di Lui, sperimenta la gioia della fede. Alcuni, nonostante l’evidenza di fatti, continuano ad osteggiarlo. E questo perché soltanto i puri di cuore, i semplici della fede, riescono a coglierne la grandezza ed a sentire la loro piccola umanità abbracciata e perdonata.
Quinta ed ultima sezione: Gesù, nostro contemporaneo. «Vivo non più io, è Cristo che vive in me». Al di là di ogni ostacolo, Egli afferra coloro che hanno creduto, al punto tale da abitarne completamente le esistenze. Soltanto così raggiunge il suo pieno compimento quella gioia di costruirsi, giorno dopo giorno, cristiani.