Le scatole di Chiara Briganti
Cosa c’è di più utile – e inutile, secondo alcuni – delle scatole? Si prendono, si usano e si distruggono. O si mettono in soffitta. Ma far arte con le scatole, è una bizzarria, una cosa da “artisti”! Appunto.
Come sono belle le scatole della Briganti. È un mondo antico e nuovo che ci viene incontro. La poesia delle cose inutili che diventa poesia dell’unica cosa utile, che è la bellezza, e l’amore per la bellezza. Guardiamole. Ci sono favole, animali come cigni, giochi, sacchi e stalle, bei dettagli di stampe antiche. Pesci, alberi fioriti, bizzarrie come uno scheletro, amanti, sognatori…, e si potrebbe non finire mai. Anche perché ogni opera – sì chiamiamole pure “opere” – ha come titolo spesso una citazione letteraria, sia Borges che Calvino, Breton o Flaubert, Platone o Voltaire, Paul Klee, Apollinaire, Shakespeare e così via. Piccoli mondi ciascuna, anzi, mondi compresi in piccole superfici.
Che fantasia. Forse ci voleva una donna, così amante del particolare e del valore in sé stesso del dettaglio, per trovare questa strada del comunicare sentimenti e riflessioni intense con l’apparente inutilità di ciò che viene rappresentato.
Quando si dice che piccolo è bello. Ma si dovrebbe anche dire che piccolo è grande. L’arte di Chiara Briganti, nel suo minimalismo, è come quelle poesie fatte di due o tre versi. Dicono tante cose.
Forse, guardandole bene, si può anche sperare che dicano se non tutto, almeno molto della vita? Ma non solo. Anche dell’arte, perché Chiara assimila passato a presente, storia a realtà, tradizione a cose banali come una bottiglia, una spugna marina, un pezzo di legno. Insomma, la vita e ciò che la circonda. Vale la pena andarla ad incontrare a Bergamo. Ci si aprirà una finestra sull’anima. (catalogo Galleria Ceribelli)