Le rimembranze
Premio del pubblico a Venezia 2018, il film Ricordi? è l’opera seconda di un regista poetico e denso, che arriva dopo diversi anni dall’esordio bellissimo con Dieci inverni, complici allora Isabella Ragonese e Michele Riondino. Questa volta sono Linda Caridi e Luca Marinelli, i due giovani che si incontrano, fanno coppia, poi si lasciano e si ritrovano sull’onda di frammenti di ricordi. Il frammento come attimo della vita sembra essere il tema del film lento, formalmente assai curato, in un gioco di rimandi e di specchi. Le varie fasi della vita dei due – lui introverso e nero, lei solare -, dall’infanzia alla adolescenza alla giovinezza vanno e vengono, flash sfuggenti ma incisivi.
I due finiscono per amarsi, anche follemente, ma la vita non ha sbocco fuori di loro, rimane chiusa. Di qui la stanchezza, da parte di lui e di lei, di un amore che poi non si sa più se sia amore o se lo sia mai stato. Un pessimismo invade man mano il racconto che turba la solarità di lei e finisce per renderli distanti. Cercheranno altri amori ma quell’amore così difficile eppure tanto prepotente rimane come un ricordo indelebile, forse speranza per un futuro.
Mieli traccia il ritratto di una generazione di giovani-adulti impauriti dalla vita (lui), fissati solo nel presente, troppo sognatori (lei),in ruoli che poi si invertono: lui cresce e forse pensa ad un futuro, lei si incupisce. Era vero amore, quello che aveva confine solo dentro sé stessi? Malinconico e poetico, il film scava in profondità, frammenta – forse troppo –, forse dice anche troppo. Ma la vena di tristezza, alla Leopardi degli Idilli, dice senza volerlo un quasi-inno all’amore e alla vita.
Luca Marinelli funziona, nonostante l’onnipresente cupezza, Linda Caridi è più vivace, non solo per il personaggio. La regia curatissima, con esterni fascinosi anche grazie alla fotografia “artistica” di Daria D’Antonio, riempie il racconto di momenti naturalistici ricercati, fissando in intensi primi piani il variare emotivo dei personaggi a contatto con i l paesaggio. La storia, piccola in sé, si allarga però in una dimensione più ampia, quella della domanda se basti il ricordo per vivere o sopravvivere. O invece non ci sia bisogno di qualcos’altro, oltre che concentrarsi in sé stessi.