Le relazioni in economia
In economia le relazioni interpersonali non esistono! O quasi… Con questo, naturalmente, non intendo dire che la qualità dei rapporti tra persone non giochi un ruolo importante nel funzionamento dei sistemi economici. Tutt’altro. Tale ruolo è assolutamente cruciale. Solo però, che gli economisti l’hanno per lungo tempo trascurato. In genere, infatti, si ipotizza che i soggetti siano talmente tanti e dispersi che le loro singole azioni risultano reciprocamente ininfluenti, oppure, ed è il caso affrontato della teoria dei giochi, le azioni contano eccome, ma sono poste in essere, non da un vero altro, inteso come soggetto diverso da me, quanto piuttosto da un mio clone, tale e quale a me, per abilità, gusti, intelligenza e anche stupidità. O gli altri sono ininfluenti, quindi, oppure non sono altri! Ecco perché l’economia non sa cosa siano le relazioni interpersonali ed ecco perché è tanto più meritorio il libro che Simona Di Ciaccio, studiosa italiana che insegna all’università di Leeds (Inghilterra), ha appena dato alle stampe(1). Nonostante l’economia ci aiuti a capire una fetta molto ampia del mondo in cui viviamo, questa lacuna la rende incapace di spiegare in maniera soddisfacente alcuni degli aspetti più rilevanti della realtà; tra cui, per esempio, il problema dello sviluppo economico. Perché alcuni paesi sono più ricchi ed efficienti di altri? Non tutte le differenze sono spiegabili in termini di dotazioni iniziali di capitale, sia esso naturale, fisico, finanziario o di conoscenze. Già nel Settecento Antonio Genovesi, raffrontando la sua Napoli potenzialmente ricca, ma economicamente arretrata, e l’Inghilterra potenzialmente povera, ma decisamente più avanzata, sottolineava il ruolo giocato dalla fede pubblica, dalla fiducia, dalla qualità dei rapporti interpersonali. È, rivista e corretta, la stessa spiegazione che offre oggi la più avanzata letteratura sul capitale sociale. Non basta il capitale se poi le persone non riescono a fare le cose insieme. A questi sviluppi recenti, ma dalle radici antiche, ci introduce il libro della Di Ciaccio. Il volume è preciso e rigoroso ma di facile lettura; conciso ma esauriente, riporta inoltre i risultati di una ricerca originale svolta dall’autrice nel dicembre 2001 nei quartieri poveri di Manila (Filippine). Tali risultati supportano empiricamente la sua visione di capitale sociale civile locale. Tra le altre cose, la ricerca mette in luce una caratteristica paradossale del capitale sociale e delle sue componenti cognitive, in particolare (gratuità, fiducia, reciprocità), e cioè che, contrariamente a quanto accade con le altre forme di capitale che si consumano con l’uso, quello sociale più lo si utilizza più aumenta. Questo fatto può fornire indicazioni importanti sul tipo di investimento in valori necessario, anche se non sufficiente, ad innescare processi di sviluppo che non sia solo economico ma anche, e soprattutto, sociale.