Le relazioni tra fratelli
All’inizio, da bambini, è naturale che si viva il rapporto tra fratelli con un certo grado di conflittualità. La presenza dell’altro può essere simbolizzata da ciascuno dei figli come il pericolo di ricevere minor amore per sé. Inoltre la presenza di un altro comporta necessariamente una ridefinizione dei ruoli. Questi processi avvengono spontaneamente ed attraverso di essi si determinano numerosi influenzamenti reciproci tra fratelli e sorelle.
Ciascuno, nascendo, porta con sé un proprio bagaglio fatto di temperamento e attitudini personali che spingono, come una forza dall’interno, per svilupparsi. Ogni persona non scegliel’ordine di nascita né il proprio sesso né la fase della vita di famiglia in cui venire al mondo, eppure tutti questi elementi hanno il loro influsso sullo sviluppo di molte caratteristiche comportamentali. Non è infrequente osservare come le “lotte” fatte dai primogeniti facilitino le conquiste dei secondogeniti, o udire più o meno velati rimproveri nelle differenze di trattamento tra il primo e l’ultimo figlio. Eppure qualunque genitore risponderebbe con serenità alle accuse di avere preferenze: “Vi abbiamo trattati tutti allo stesso modo”.
Questa frase tipica si riferisce al fatto che nelle famiglie si vive insieme e si partecipa ad un unico progetto di vita familiare in gran parte sovraordinato e diretto dalle figure genitoriali. In loro è chiaro il filo logico che traccia la storia della famiglia e l’esigenza di rispondere ai bisogni specifici di ciascun membro. I figli tendono invece a basare la loro osservazione sul periodo della famiglia in cui si sono inseriti e sul confronto diretto di ciò che hanno ricevuto. Ci vuole tempo perché conquistino uno sguardo complessivo.
Lo specifico contesto e la fase familiare in cui si nasce hanno dunque il suo influsso poiché caratterizzano l’ambiente in cui si svilupperanno le specificità caratteriali di ciascuno. Sono tanti, infatti, i fattori che intervengono per definire le occasioni e possibilità di sviluppo dei singoli. Anche gli stessi genitori attraversano cambiamenti che non sono di poco conto. Cambia l’età e la maturità, cambiano le condizioni di vita, cambia l’esperienza tra quando si ha un primo figlio e poi i successivi, e nel mentre possono intervenire situazioni contingenti come insicurezza lavorativa, malattie, assistenza ai parenti, perdita di figure importanti, ecc.
Le relazioni tra fratelli e sorelle sono delicate e in via di sviluppo. Col passare degli anni, man mano che il senso di appartenenza alla famiglia si radica in sé, la competizione lascia il posto alla complicità ed alla bellezza della relazione. La fratellanza richiede in ogni caso la capacità di saper camminare talvolta insieme e talvolta al fianco, ed in questo cammino si possono intraprendere strade diverse. Quando la comunicazione è chiara, onesta, accogliente e inclusiva, la relazione è un luogo dove riscoprire ogni volta vicinanza e autenticità. Viceversa quando la comunicazione è viziata, ambivalente, di parte o aggressiva, la relazione necessita di cautela, spesso comporta una distanza e porta alla solitudine e all’incomprensione. Oppure, quando la comunicazione diventa ingarbugliata, con lo scopo di camuffare e manipolare, può dare l’avvio anche a sofferenze di tipo psichico in taluno dei membri della famiglia, come nel caso delle fratrie in cui il legame parentale diventa luogo di alta conflittualità.
Fratelli e sorelle lo si è per sempre. Quando i genitori non ci sono più il rapporto fraterno ha la sua occasione per crescere. Ora è libero dal bisogno di mantenere e condividere l’amore genitoriale. È questo il tempo in cui la rivisitazione della propria storia può divenire un importantissimo tassello per riscoprirsi fratelli ancora più di prima. Nei contesti dove si mantiene l’antica competizione la relazione è l’occasione per continuare a litigare per un senso di ingiustizia percepito. Ne sono un esempio classico i litigi per le eredità e le drastiche chiusure relazionali.
È nel tempo che si può comprendere ciò che prima non aveva un senso, e con la maturità degli anni si possono meglio cogliere le reciproche responsabilità su ciò che non è andato come si sarebbe voluto. Ed è sempre nel tempo della maturità che si può operare, attraverso la contestualizzazione degli accadimenti, una riappacificazione rispetto alle proprie ed altrui omissioni. Azione indispensabile a sentirsi ricongiunti con i legami fraterni da cui in realtà non ci separa mai.