Le ragioni di una crescita

Lavori
Perché la gran parte delle economie dei Paesi sudamericani sta crescendo a ritmi tra il 4 e l’8 per cento annuale, dopo varie decadi di falliti tentativi di sviluppo? La ragione si deve in parte al lievitare dei prezzi di alcune materie prime, soprattutto il petrolio, che favorisce medi e piccoli produttori come Brasile, Venezuela e Colombia. Ma non solo. L’altro motivo va ascritto all’azione di acquirenti di prodotti agricoli e alimenti come la Cina e l’India. I due colossi asiatici hanno un problema concreto da risolvere: insieme raggiungono quasi due miliardi e mezzo di abitanti e non sono autosufficienti proprio in materia di prodotti agricoli e derivati, di cui i Paesi sudamericani sono oggi grandi produttori ed esportatori. Anzi, la loro produzione potrebbe aumentare notevolmente. L’Argentina produce alimenti per 400 milioni di persone, mentre è abitata da 40 milioni di cittadini, e potrebbe raddoppiare la sua produzione di cereali, semi oleosi, latte e latticini, oltre che ovviamente di carne – il chilogrammo di animale vivo costa meno di un euro. Un altro elemento chiave di questa crescita è il tipo di rapporto commerciale stabilito con gli acquirenti asiatici, che è di uguaglianza. Tutto il contrario del rapporto imposto in questi decenni dai Paesi più ricchi europei e dagli Usa, i quali hanno concesso opportunità di commercio, ma col contagocce e condizionate. Si compravano beni, ma a condizione che questi Paesi poveri acquistassero prodotti industriali per un valore equivalente. Solo che non è lo stesso vendere materie prime, per comprare beni con un alto valore aggiunto. In altri casi, spesso i Paesi poveri sono stati obbligati, in cambio di limitate quote di mercato, a offrire l’accesso alle privatizzazioni di aziende pubbliche a gruppi di impresari del Primo mondo. Tali diseguaglianze commerciali, insieme ad altre cause, sono la ragione per la quale, seguendo questo copione, gli anni Settanta, Ottanta e Novanta hanno provocato disastri nell’area latinoamericana. Un peccato. Perché, paradossalmente, i Paesi europei avevano in mano un’opportunità notevole grazie alla vicinanza culturale: spagnolo e portoghese sono le lingue che si parlano in una regione dov’è inoltre presente una numerosa colonia italiana. Resta comunque l’insegnamento di questa esperienza: lo sviluppo non può seguire la logica del dominio e del colonialismo. Essere complementari, cercare il mutuo beneficio, favorire lavoro e produzione, è una ricetta per crescere insieme. La si potrebbe applicare, ad esempio, alle relazioni con i Paesi africani.
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