Le provocazioni turche

Uno sconfinamento accidentale dovuto a maltempo che avrebbe fatto perdere la strada a due militari greci nei pressi del fiume Evros, e attraversare il confine con la Turchia, sta trasformandosi in un incidente diplomatico grave
AP Photo/Panayiotis Tzamaros

Sono passati già 25 giorni da quando due militari greci sono stati arrestati per aver sconfinato in Turchia per soli 240 metri dopo aver perso il resto della loro pattuglia di frontiera a causa del maltempo. Si tratta di un tipo di incidenti che può capitare a causa di avverse condizioni metereologiche anche in altre parti dei confini greci con altri Paesi (sia da parte greca sia straniera), e che normalmente si risolve entro due giorni il massimo.

Ma con la Turchia non è andata cosi: i due militari, un sottotenente e un soldato che faceva il suo servizio militare, sono finiti nel carcere turco di massima sicurezza di Adrianoupolis e vengono ancora trattenuti senza precise accuse. Il tribunale della città ha confermato la custodia cautelare per “sospetto spionaggio” e ha autorizzato il controllo dei già sequestrati telefoni cellulari. Anche se non si è trovato nulla di compromettente, i due militari rimangono nella prigione turca. Come se non bastasse, le autorità creano dei problemi ai genitori dei militari, ogni volta che vogliono visitare i propri figli cambiando continuamente la data delle visite.

L’ opinione pubblica e l’intera opposizione se la sono presa con il governo che non ha reagito subito e non ha informato in dettaglio il popolo sull’incidente. Dall’altra parte, il governo ha sostenuto che in simili circostanze non è possibile spiegare le mosse diplomatiche e i dettagli dell’affare. Intanto Tsipras ha cercato l’assistenza della Ue e della Nato per liberare i due militari. Più di tre vaste manifestazioni sono state organizzate dalla gente, sia per chiedere il ritorno immediato dei due uomini sia per dare supporto alle famiglie dei due militari.

Le relazioni tra i due Paesi sono messe a dura prova da tempo, a causa del rifiuto greco di estradare otto piloti turchi fuggiti all’indomani del fallito colpo di Stato. Anche se ufficialmente, il governo turco non collega direttamente i due casi che infatti sono completamente diversi, ma si intuisce facilmente che il rifiuto greco pesa sulla decisione turca. Intanto, le provocazioni turche continuano su tutti i fronti: violazioni delle acque territoriali e dello spazio aereo greco e, ultimamente, persino le rivendicazioni territoriali di 156 isole.

La Nato ha consigliato le due parti di cercare di trovare qualche intesa mentre la Ue ha sostenuto in modo soddisfacente la parte greca. Nel vertice Ue-Turchia a Varna in Bulgaria, l’agenda includeva anche i dossier delle relazioni con la Grecia, della situazione a Cipro e nell’Egeo, e il problema dei due militari greci imprigionati. Non c’è stato accordo e nemmeno si è iniziato un qualche negoziato. Come ha ammesso il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, «abbiamo detto tutto a Erdogan ma… non abbiamo avuto nessuna risposta».

 

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons