Le prossime fiction

Come i greci, sconfitti e in fuga dai persiani, hanno gridato “thálassa, thálassa” arrivando al mare, così i responsabili dei palinsesti da qualche tempo sembrano gridare “fiction fiction”. La fiction, cioè gli sceneggiati a una o più puntate e i film per la tv, sono diventati l’àncora di salvezza per le reti televisive. A parte il calcio e qualche film di grande richiamo, si avverte infatti una critica diffusa dei programmi, proveniente da diverse parti: associazioni, opinionisti, semplici spettatori. A questo si aggiunge l’interrogativo sulla reale obbiettività dei dati Auditel, di cui si è parlato recentemente (vedi C.n. n.17). E dunque, avanti con la grande fiction, che dà risultati concordi di Auditel e di gradimento. Su questo tipo di produzioni si confrontano da tempo Rai e Mediaset e su queste si cimentano anche alcune società di produzione. Ma quale tipo di fiction? Qui torna prepotente il peso dei dati Auditel. Si provano infatti differenti filoni: il religioso, il poliziesco, eccetera. Quando l’Auditel premia una tematica, si sfrutta quella, come è successo con le storie costruite attorno alle figure di medici, di carabinieri. Le altre si abbandonano rapidamente. Rai e Mediaset guardano in primo luogo alle tematiche, e solo in seconda battuta ai reali contenuti, ai valori che emergono dai diversi racconti. Diverso può essere il punto di partenza delle case di produzione esterne ai grandi Network. Qui il di- scorso si fa più sfumato. Un caso molto interessante è quello della Silvester Production, che opera in Belgio: prodotti di diverso tipo, ottima qualità e contenuti validi ( v. C.n. n. 4) . In Italia la Lux Vide di Ettore Bernabei ha saputo proporre e poi imporre (per il successo ottenuto) il filone religioso, partendo dagli episodi biblici fino al Sant’Antonio e a Giovanni XXIII: due prodotti importanti, l’uno per l’approfondimento psicologico e storico, l’altro per il fascino del personaggio, reso con efficacia, pur con le forzature narrative a suo tempo rilevate. Il prossimo anno sarà contrassegnato dal filone storico, come mostrano lavori in cantiere e quelli in progetto, filone iniziato benissimo lo scorso anno con il Perlasca interpretato da Zingaretti. In questo filone si sta cimentando appunto la Lux Vide, con due progetti: Imperium e Novecento. Chiediamo a Saverio D’Ercole, story editor della Lux, qualche notizia. “La serie Novecento ha avuto un forte inizio, con il Giovanni XXIII, e stiamo proseguendo con una puntata su Soraya, la “principessa triste”. La serie vuole presentare personaggi grandi in senso positivo e negativo, da Mussolini ed Hitler a Marconi e Meucci”. Non sembra che Soraya sia un personaggio così di rilievo. Come mai l’avete scelta? “In realtà la sua figura si pone in un momento storico delicato, in cui si è trovata a vivere senza volerlo: la crisi dell’approvigionamento del petrolio, da parte dell’Inghilterra e dell’America. Noi tentiamo di raccontare le vicende sentimentali di Soraya, di sicuro interesse popolare, aprendo però, al grande pubblico, una finestra su temi e problematiche che hanno condizionato e condizionano la vita di tutti”. Immagino che il rapporto con le Reti che finanziano e poi trasmettono i vostri prodotti sia alquanto delicato. Come coniugare contenuti e ascolti? “Questo è il punto più importante, perché, giustamente, le Reti valutano i prodotti in base al rapporto costi-successo, e questo comporta il rischio di vedersi bocciare, magari, produzioni di contenuto che non assicurano però un ritorno in termini di ascolto”. Una sfida continua, dunque! “Sì, perché se non si ottengono risultati, non lavoreremo più, in futuro… Anche se con la Tv di stato si spera di ottenere una maggiore attenzione ai contenuti, all’aderenza storica del personaggio e della situazione raccontata. C’è la tentazione, alle volte, di ritenere che violando la fedeltà storica, si possano ottenere più ascolti, mentre questo è tutto da dimostrare! Sempre avendo ben chiaro – beninteso – che una fiction non è un documentario e che si deve dare molto risalto al lato spettacolare”. Certo, tanto più si cura il contenuto, tanto più il prodotto deve essere formalmente accattivante… Nel suo lavoro quotidiano, quali sono i momenti più delicati, riguardo ai contenuti? “Nella fase della scrittura, perché presentando il progetto occorre che siano evidenziate le potenzialità drammaturgiche avvincenti, insieme ai valori. Quando poi si è ottenuto l’okey della Rete, è fondamentale uno sceneggiatore sensibile ai contenuti e capace di mettere la sua creatività al servizio della storia da raccontare. Il pericolo è quello di calcare più la mano sugli elementi spettacolari, mentre per noi spettacolo e contenuto devono essere sempre alla pari. Almeno, questo è il nostro obbiettivo”. Auguriamo “buon lavoro!” a Saverio, ma anche a noi, spettatori, chiamati a sostenere i buoni programmi, facendo sentire la nostra voce di dissenso o di gradimento…

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