Le polemiche attorno al Salone di Torino
Torino si prepara al Salone del Libro. In Italia piacciono le polemiche più che i fatti positivi, ad ogni livello. E anche in questo caso l’attenzione dei media si è rivolta alle polemiche: all’altalena delle nomine ai vertici del Salone, ai buchi di bilancio, alle manipolazioni sul numero di ingressi e all’Arabia Saudita, inizialmente annunciata come paese ospite d'onore e ora respinta.
Anche se, come afferma Ernesto Ferrero, odierno e ritrovato direttore editoriale del Salone: «Non c'era un invito formale, si era una fase interlocutoria. Non ci pare ci siano elementi per approfondire questa interlocuzione». L’invito preliminare all’Arabia Saudita non si è formalizzato per non supportare un regime che condanna a morte il ventenne Mohammed Al-Nimr, reo di aver partecipato a una manifestazione antigovernativa quando era minorenne. L’ambasciatore di Riad a Roma, Rayed Khlaed Krimly, afferma che l’Italia non deve intromettersi nei fatti interni di un altro paese e che sul capo del giovane Al-Nimr pesano ben 14 capi di accusa per reati di carattere violento.
Ma la decisione di Torino è presa. Questo non vuol dire esclusione della cultura araba, che sarà anzi il focus principale dell’edizione 2016 Salone. Perché, è sempre bene ricordare, arabo non è sinonimo di Islam e Islam non è sinonimo di wahhabita, la corrente dell’Islam che ora è privilegiata nell’Arabia Saudita. Per il resto, grande attesa. Sarà un evento all’insegna della spending review, ma anche dell’inventiva: per colmare debiti pregressi, per trovare nuovi sponsor e attivare nuove formule. «Sarà sul modello dell’Expo» dice Giovanna Milella, neo Presidente del Salone.Peril tema dell'edizione 2016 ancora nessuna indiscrezione. E la Milella afferma: «È stato scelto, invita a guardare lontano, ma per ora non intendiamo svelarvelo». Un po’ di suspense non guasta. Serve a creare l’attesa.