Le perplessità cattoliche sulle donne vescovo

Continuando il dialogo sulla decisione della Chiesa d’Inghilterra di autorizzare la nomina di vescovi donne parla un teologo cattolico ed esplicita il valore del Vangelo e della tradizione. La presenza femminile nelle altre Chiese resta un argomento di dibattito
La statua di san Pietro in piazza a Roma.

La decisione della Chiesa d’Inghilterra di autorizzare la nomina di vescovi donne è il frutto di un dialogo interno maturato negli anni. Nonostante inevitabili perplessità e dissensi quella Chiesa è rimasta unita. È un dato positivo che evidenziamo con gioia, così come quello di voler affermare il ruolo sempre più attivo della donna nella vita della Chiesa. La decisone inoltre non ha alcun intento polemico nei confronti della Chiesa ortodossa e di quella cattolica. Di fatto però tale scelta è come un macigno che piomba sul già delicato dialogo ecumenico e sembra raggelarlo.

Pur non potendo intrometterci nella vita e nelle decisione della Chiesa d’Inghilterra, possiamo domandarci: è stato opportuno prendere una decisione di tale portata senza un dialogo con le altre Chiese sorelle?

La dottrina della Chiesa ortodossa in merito è chiara e nota. Seguendo la tradizione delle origini, ordina vescovi esclusivamente gli uomini. Inoltre, mentre può ordinare presbiteri uomini sposati, all’episcopato sono chiamati soltanto uomini celibi.

Altrettanto chiaro è il pensiero della Chiesa cattolica. Quando nella Comunione anglicana sorse la questione dell'ordinazione delle donne, Paolo VI ricordò al dott. F. D. Coggan, arcivescovo di Canterbury: «Essa sostiene che non è ammissibile ordinare donne al sacerdozio, per ragioni veramente fondamentali. Queste ragioni comprendono: l'esempio, registrato nelle Sacre Scritture, di Cristo che scelse i suoi apostoli soltanto tra gli uomini; la pratica costante della Chiesa, che ha imitato Cristo nello scegliere soltanto degli uomini; e il suo vivente magistero, che ha coerentemente stabilito che l'esclusione delle donne dal sacerdozio è in armonia con il piano di Dio per la sua Chiesa» (30 novembre 1975). Giovanni Paolo II è stato ancora più esplicito nella Lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis del 22 maggio 1994.

Il motivo addetto dalla teologia cattolica per riservare l’ordinazione agli uomini è il modo di agire di Gesù che in questo, come in tutto il suo insegnamento, non si è lasciato certamente condizionare da motivi sociologici o culturali propri del suo tempo, così come, senza conformarsi ai costumi prevalenti e alla tradizione sancita dalla legislazione di allora, ha messo in rilievo la dignità e la vocazione della donna.

Ha chiamato soltanto uomini come suoi apostoli, dopo una notte di preghiera; ha scelto «quelli che egli ha voluto», e soltanto loro ha radunato attorno a sé nell’ultima cena. Lo stesso hanno fatto gli apostoli quando hanno scelto i collaboratori che sarebbero ad essi succeduti nel ministero. Maria Maddalena ebbe l’incarico da Cristo di essere la prima annunciatrice della sua risurrezione e i Padri della Chiesa la chiamarono «apostola degli apostoli». Maria, la Madre di Gesù, è “Regina degli apostoli”. Nessuna delle due ha però ricevuto la missione propria degli apostoli. Nella Chiesa vi sono diversità di ministeri che occorre rispettare.

Se questo è stato il modo di agire del suo Signore, la Chiesa non ha la libertà di agire in modo diverso. Essa è sottoposta al Vangelo. Non è sua la scelta, ma di Cristo.

Altra è la questione della presenza, dei compiti, delle responsabilità delle donne nella Chiesa. In questo la scelta della Chiesa d’Inghilterra può offrire, e speriamo vivamente che venga accolto, un decisivo impulso alla Chiesa cattolica nel mettere in atto propositi, ripetutamente espressi dai papi recenti e dallo stesso papa Francesco, di riconoscere con scelte concrete l’insostituibile posto delle donne nella missione apostolica, anche decisionale, all’interno delle nostre comunità.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons