Le paure degli italiani fra economia, migrazioni e terrorismo
In questi giorni a Washington D.C. (Usa), a Milano e a Roma sono stati presentati i risultati di un interessante sondaggio commissionato dall’Ispi (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) e da Rainews24 e realizzato dall’Ipsos, agenzia di mercato che da quarant’anni dà voce e forma al pensiero milioni di persone in tutto il mondo. Le domande che cercano una risposte sono quelle che, con tutta probabilità, ciascuno di noi si fa in un momento storico dove il nostro continente – come dice il politologo francese Moisi – vive di paura o, meglio ancora forse, di paure.
Al centro della ricerca c’è il terrorismo e ovviamente ci sono i terroristi – o forse, almeno per quanto riguarda l’Italia fino ad oggi, le loro ombre minacciose. Qual è la percezione degli italiani verso la minaccia terroristica? Secondo l’opinione pubblica quante sono le vittime degli attacchi terroristici in Occidente e qual è l’origine dei terroristi coinvolti? Infine, cosa si dovrebbe fare per far fronte all’attuale minaccia di attentati in Europa? L’indagine ha cercato di capire quali sono i pensieri degli italiani in merito a questioni che toccano tutti, e che spesso sembrano vivere di luoghi comuni; di cui, tuttavia, nessuno ormai si rende più conto di essere vittima. Accanto ai risultati di questa ricerca è stato presentato anche un rapporto intitolato Jihadista della porta accanto. Radicalizzazione e attacchi jihadisti in Occidente, curato da osservatori attenti come Lorenzo Vidino, Francesco Marone e Eva Entenmann.
Nonostante quanto si potrebbe pensare, la grande paura – o forse timore o minaccia – per gli italiani è ancora quella rappresentata dalla crisi economica; che precede, e non di poco, quella legata ai processi migratori. Seguono a debita distanza i grandi interrogativi che suscitano ideologie e movimenti populisti, per arrivare, solo al quarto posto, alla questione terrorismo. La questione economica, infatti, preoccupa il 48 per cento degli intervistati; mentre meno della metà (23 per cento) guarda con apprensione le ondate migratorie. Populismo e terrorismo sono sotto il 10 per cento, quasi appaiate. Le distanze, quindi, evidenziano chiaramente che cosa stia maggiormente a cuore della gente d’Italia; e come il terrorismo, nonostante spesso la paura per attacchi di questo tipo sia notevolmente fomentata da media e politica, sia ancora nelle retrovie delle fonti di timore. A questo proposito, tuttavia, è bene notare quanto questi sentimenti siano quasi sempre oggetto di situazioni contingenti: nelle linee dei grafici si può infatti osservare con chiarezza come i picchi corrispondano agli attacchi a Parigi e a Bruxelles, per poi rientrare nei limiti di cui si accennava più sopra.
Le cose cambiano notevolmente quando la domanda rivolta alla gente si concentra sulla percezione della forza e del pericolo che rappresenta l’Isis. La percentuale degli italiani che percepiscono la minaccia degli attacchi è cresciuta sensibilmente. Nel giro di un anno è raddoppiata, passando dal 33 per cento al 66 per cento. In effetti, sembrerebbe esserci una contraddizione in termini con quanto appena detto riguardo alle fonti di maggior timore e preoccupazione. Gli analisti rispondono che, con probabilità, è avvenuta un’assuefazione alla questione del terrorismo in generale; ma è cresciuta, allo stesso tempo, la preoccupazione per gli atti cruenti perpetrati dall’Isis, non necessariamente in Italia – dove di fatto nulla di rilevante è ancora avvenuto – ma in altri Paesi europei. A conferma di quanto detto più sopra a riguardo dell’andamento altalenante delle curve nel corso degli ultimi due anni, è stato anche fatto notare che le interviste erano avvenute nei giorni successivi agli attacchi di Berlino nel dicembre del 2016.
(1 – continua)