Le parole ricorrenti del Sinodo/2
Divorziati risposati e accesso ai sacramenti. Si è riflettuto ampiamente sulla possibilità di un percorso penitenziale serio per i divorziati in nuova unione. Con «l’invito a uno sguardo più ampio», che abbracci tutta la famiglia, a partire dai figli. Lo ripete il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna e presidente della Conferenza episcopale austriaca, anche in un’intervista a Vaticaninsider. Percorso durante il quale è importante porre alcune domande: sulla sofferenza dei figli («Avete fatto portare il peso del vostro conflitto matrimoniale sulle spalle dei vostri figli?»), sui coniugi abbandonati, sulla riconciliazione dopo il fallimento di un matrimonio («Come è possibile chiedere la comunione se avete nel cuore ancora tutto il rancore di ciò che avete vissuto nel matrimonio? »), sul peso della propria coscienza davanti a Dio.
Bisogna tenere presenti anche i divorziati rimasti soli, che spesso soffrono in silenzio e ai margini della vita sociale. Interessante, ha sottolineato p. Federico Lombardi al briefing giornaliero, l’osservazione di un padre sinodale circa la novità, introdotta da s. Pio X, di ammettere i bambini all’Eucaristia, atto estremamente rivoluzionario e innovatore allora, che potrebbe indicare possibilità di riflettere su delle prassi idonee di accesso all’Eucaristia. In questo ampio discorso sulle situazione critiche della famiglia, si è messa attenzione anche alle «persone eroiche» che scelgono di rimanere fedeli all'ex coniuge senza risposarsi.
La semplificazione delle cause matrimoniali. Si è registrato «uno spazio molto ampio di consenso» su «l’esigenza di snellimento nelle procedure» circa la nullità matrimoniale, integrando più laici, in particolare donne, competenti nei Tribunali ecclesiastici. Avanzate proposte di organizzazioni di uffici diocesani sotto la direzione del vescovo. Allo stesso tempo, si è insistito sui doveri di verità, di giustizia e di attenzione al bene delle persone, per non arrivare a una specie di “divorzio cattolico”. Si auspica quindi una procedura più semplice, purché una ed unica per tutta la Chiesa.
Regolazione naturale delle nascite. Paternità e maternità responsabile.Ribadito che il dono della vita così come la virtù della castità sono valori fondanti del matrimonio cristiano. Unione e procreazione – si è detto – non sono separate dall’atto coniugale. Sottolineati nel dibattito «la gravità di un crimine come l’aborto» e l’«impatto negativo» della contraccezione sulla società, con l’abbassamento della natalità. Dalle esperienze dei laici è emerso anche l’invito ad approfondire la conoscenza dei metodi naturali per la regolazione delle nascite e una maggiore conoscenza dell’enciclica di Paolo VI Humanae Vitae. Ribadita con forza la condanna della manipolazione genetica e della crioconservazione degli embrioni. Ritornata nel dibattito la necessità di un’adeguata preparazione al matrimonio: la celebrazione del rito, infatti, non ne comporta in automatico la celebrazione del sacramento.
Educazione dei figli. Il dibattito ha affrontato anche la questione della responsabilità dei genitori nell’educare i figli alla fede quale responsabilità primordiale. Tra l’altro, è stato notato come la pastorale dei bambini possa creare un punto di contatto con le famiglie che si trovano in situazioni difficili.
Unioni tra persone dello stesso sesso. E’ stataevidenziata l’importanza dell’ascolto anche in gruppi, del rispetto, dell’accoglienza, come puntelli importanti nella pastorale verso le persone omosessuali. Si è pure ribadita la visione della Chiesa: il matrimonio è «tra un uomo e una donna»e mai «tra un uomo e un uomo o tra una donna e una donna», ricordando l’attenzione doverosa «al linguaggio che viene utilizzato» in propositoe «spesso ritenuto poco rispettoso».
Violenza domestica, pressione sociale, migrazioni. Altri temi trattati a conclusione della settimana sono stati la condanna della violenza domestica e la denuncia di forti campagne di pressione da parte “di paesi e organizzazioni del mondo occidentale”, in particolare nel contesto dell’Africa, nel presentare questioni tra cui l’aborto e le unioni omosessuali come 'diritti umani', legando all’accettazioni di questi l’elargizione di aiuti economici. E’ venuto alla ribalta la tutela del diritto all’unità familiare dei migranti, ribadendo che esso è un diritto fondamentale da riconoscere e alla cui tutela occorre esortare le politiche migratorie internazionali. Il dibattito si è soffermato sulle difficoltà delle famiglie del Medio Oriente, in particolare dell’Iraq: i numerosi conflitti si ripercuotono gravemente sulla famiglia, disgregata dalla morte dei suoi membri, costretta a migrare in cerca di un luogo sicuro in cui vivere, privata di un futuro per i giovani, sottratti alla scolarizzazione, e per gli anziani, abbandonati a se stessi. L’unità della famiglia cristiana in Medio Oriente è profondamente scossa, con conseguenze anche sull’unità sociale e nazionale dei Paesi appartenenti alla regione.
Lunedì 13 ottobre i lavori del Sinodo riprendono. La mattina con la relazione postdisertazione, base del lavoro e del dibattito, nel pomeriggio, nei circoli minori.