Le parole giuste per il dialogo ecumenico (Evangelii Gaudium 244-246)
*244-246 – Ecumenismo
A volte bastano poche parole per superare una situazione bloccata. Papa Francesco le ha trovate per il campo del dialogo ecumenico. Non che con queste parole tutto sia fatto. Ma se questo è lo spirito, tutto è possibile. Il papa invita ad un comune pellegrinaggio «senza sospetti, senza diffidenze». L’immagine del pellegrino significa che non siamo ancora arrivati alla meta. Questa costatazione si riferisce in primo luogo alla meta dell’unità dei cristiani. L’immagine non è quella di una parte (una Chiesa) che è già arrivata (oppure che non si è mai scostata), aspettando che finalmente anche gli altri la raggiungano. Invece indica che tutti abbiamo strada da fare.
L’ultima frase di questo paragrafo pare ancora più ardita: «Attraverso uno scambio di doni, lo Spirito può condurci sempre di più alla verità e al bene». La Chiesa cattolica, pur nella fede di custodire nel suo seno la verità, è cosciente nello stesso momento che questa verità la supera, perché è Dio stesso. E solo insieme, nello scambio dei doni tra le Chiese con la loro ricca multiformità, i loro tesori radicati nei popoli e culture di tutto il mondo, possiamo esprimere quel Bene inesauribile che è contenuto nel Vangelo.
«Sono tante e tanto preziose le cose che ci uniscono! E se realmente crediamo nella libera e generosa azione dello Spirito, quante cose possiamo imparare gli uni dagli altri!». Con tali parole, il papa apre uno spazio in cui si può respirare, trasmette una speranza che riscalda il cuore e invita a condividere il suo stesso coraggio, fidandosi dell’operare dello Spirito Santo. La sfida è lanciata, alla stessa Chiesa cattolica alla quale si riferisce il papa in primo luogo, ma non meno a tutte le altre chiese cristiane.
Stefan Tobler
(tedesco, docente di Teologia a Sibiu, Romania)