Le parabole di Euro 2016 e i maestri del rigore

La storia del calcio ha sempre qualcosa da insegnare, anche in questi europei. Qualche considerazione sugli errori dagli undici metri, in attesa delle semifinali Francia-Germania e Portogallo-Galles
Euro 2016

Gli Europei di calcio di Francia 2016 si avviano alla conclusione, prospettando le due semifinali che porteranno all’ultimo scontro del 10 Luglio, finalissima che decreterà il Paese campione dell’Europa del calcio. Rimaste in lizza Galles e Portogallo, da una parte, e Francia e Germania, dall’altra, che si affronteranno rispettivamente Mercoledì 6 a Lione e Giovedì 7 a Marsiglia.

 

Noi italiani non potevamo scegliere avversario migliore, per uscire con coerenza dalla rassegna, dei cosiddetti “maestri del rigore”, in campo e fuori: i cuginoni tedeschi sempre diligenti, talvolta saccenti, sempre precisi, talvolta sprovveduti di fronte all’imprevisto, sempre lineari, talvolta indifferenti e incapaci di esprimere creatività. Di fatto sempre sconfitti in competizioni internazionali dai nostri azzurri da più di 70 anni a questa parte, ma stavolta, per la prima volta, vittoriosi anche se solo dopo 120 minuti di gioco e ben 18 rigori, una lotteria da record che nulla ha a che vedere con l’impegno e la tecnica.

 

Non occorre avere calzato gli scarpini da calcio per anni per sapere non solo che sul dischetto va solo chi ha il coraggio di scegliere di calciare, prendendosi la responsabilità per la squadra ed il paese rappresentato, ma anche che dopo ore di corse indemoniate e agonismo, di fronte a decine e decine di paesi collegati e al centro di uno stadio affollato da decine e decine di migliaia di persone che trattengono il fiato ad ogni tuo respiro, da quel dischetto puoi facilmente sbagliare il rigore.

 

Non è vergogna, non è disimpegno, non è indifferenza: è il coraggio di scegliere per tutti, qualche volta sbagliando quello che non è un concorso di competenze tecniche, ma solo una battaglia di nervi con te stesso ed il portiere che hai davanti. Altri “maestri del rigore”, i tanti opinionisti più o meno tifosi, più o meno competenti, più o meno appassionati, che sentono l’insopprimibile bisogno di commentare, farebbero bene per lo meno a confrontarsi prima con questi elementi della materia trattata, prima di esprimere giudizi frettolosi tendenti a delegittimare la condotta di gara o del torneo del beniamini di turno.

 

“Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore, non è da questi particolari che si giudica un calciatore: un calciatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia…”  recita il romantico testo di una celebre canzone di Francesco De Gregori. Se vogliamo andare allora #OltreLaBarriera dello stereotipo facile, per citare un’encomiabile campagna di educazione all’integrazione attraverso lo sport, e trarre un grande insegnamento dallo sport, dovremmo piuttosto avere paura di essere presuntuosi, oltrepassando il rispetto per l’avversario e il paese che rappresenta tanto chi si prende la briga di calciare e quanto chi di parare. D’altro canto, giocatori strepitosi come Maradona, Roberto Baggio, Johan Crujff e, in questi giorni stessi, Cristiano Ronaldo e Messi, si sono resi protagonisti di errori dal dischetto: erano e restano giganti del pallone, cui nulla può togliere l’errore dagli undici metri.

 

Ma se una storia nella storia può essere insegnata ai ragazzi che si avviano a praticare sport, questa è la parabola disegnata dai comportamenti di Graziano Pellè, un buon centravanti sconosciuto al grande calcio nazionale e internazionale, ritrovatosi alle soglie dei 31 anni, in pochi mesi, da seconda scelta di una poco blasonata squadra della Premier League inglese a titolare al centro dell’attacco della nazionale italiana agli Europei di calcio 2016: Graziano, era un ragazzone salentino che, consapevole dei propri limiti tecnici, lottò con abnegazione per migliorarsi e competere con i più grandi difensori al mondo, segnando anche sia all’esordio dell’Europeo contro il Belgio, squadra prima nel ranking FIFA, sia agli ottavi di finale guadagnati contro la Spagna, campionessa europea in carica.

 

Consapevole di essere modesto, divenne forte sul campo, confrontandosi poi a testa alta anche ai quarti di finale contro i blasonatissimi difensori tedeschi ma, quando toccò a lui andare sul dischetto, si prese la libertà di irridere il portiere tedesco, il migliore del mondo nel suo ruolo, contro il quale poco dopo avrebbe calciato abbondantemente fuori uno dei rigori più maldestri della storia del calcio: si era creduto forte, dimenticando di non esserlo, e per questo, come per incanto al rovescio, era tornato ad essere modesto, come tante volte può accadere nella vita. In partenza per l’Italia dall’aeroporto di Montpellier, però, Pellè si è scusato con l’Italia attraverso i media, dicendo che non avrebbe voluto offendere nessuno. Forse tornando umile avrà di nuovo occasione di riscattarsi, vedendo girare la ruota di nuovo: anche la storia del calcio ha molto da insegnare, anche in questi Europei.

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