Le opere d’arte muoiono
La gente, a volte, può pensare che dureranno per sempre. La Cappella Sistina, la Cappella degli Scrovegni, la basilica di san Marco a Venezia, la Villa dei Misteri a Pompei o quella del Casale a Piazza Armerina… e così via.
Pochi pensano che le opere d’arte corrono pericoli e non è detto che sopravvivano. La minaccia molto spesso, più che degli eventi naturali – il terremoto ad Assisi o in Nepal –, è dell’uomo. Tutti abbiamo sotto gli occhi gli scempi che si vanno facendo attualmente in Medio-Oriente (per non parlare dalla distruzione di antiche chiese in Francia…).
Ora finalmente i giornali mettono a fuoco anche le cose di casa nostra. Si tratta della gravissima situazione in cui versa la tavola di Raffaello con la Deposizione di Cristo nella romana Galleria Borghese. L’avevo notato da tempo e detto al personale, che avvisassero i responsabili: la tavola si stava pericolosamente incurvando, il colore si stava sollevando, sarebbe screpolato e caduto. È quanto rischia di succedere ora.
Il climatizzatore messo in opera da tempo non ha mai funzionato, né è stato mai sostituito, nonostante le richieste della direttrice Anna Coliva. L’ottimismo del ministro dei beni culturali Franceschini è ancora messo a dura prova. Le tavole della galleria sono tutte in pericolo e non si vorrebbe accadesse quello che è successo a Torino, alla Galleria Sabauda, nel 2012 con le opere rovinate dal solito cattivo funzionamento del microclima.
Occorre intervenire subito, anche perché per secoli le opere hanno resistito ai vari cambiamenti climatici romani, semplicemente perché le finestre della galleria d’estate stavano ermeticamente chiuse davanti ai raggi solari, ma le pesanti imposte sono state eliminate nel ’97 per far posto all’impianto che si nota, purtroppo, come ha funzionato.
Ma il problema non è solo della Borghese. Penso ai milioni che calpestano il pavimento della Sistina, rumoreggiando ed esalando vapori di ogni genere, agli affreschi di Assisi, ai mosaici di san Marco. Il turismo di massa, frenetico e invasivo, va ordinato.
Finché nella Sistina non si farà una passerella entro cui possano passare le persone con una certa velocità, come si fa da altre parti, il pericolo per Michelangelo e compagni non sarà scongiurato (non parliamo delle Stanze di Raffaello!). Già a Padova, agli Scrovegni, o ad Arezzo, da Piero della Francesca, nonostante si entri a piccoli gruppi, ci sono problemi di conservazione.
Molte opere d’arte sono antiche ed erano fatte per non esser viste da masse oceaniche. Perciò c’è bisogno di vigilanza, di manutenzione da parte dei responsabili, ministero compreso. I proclami ormai non servono più. È necessaria l’educazione al rispetto dell’arte da parte dei visitatori: se no, come capita a Roma presso il Colosseo invaso da rifiuti di ogni genere, i turisti non si porteranno via solo i mattoni romani, ma prima o poi anche qualche piccolo quadro appeso ad una parete!