Le opere che nascono da un carisma

Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari incontra le diverse comunità brasiliane e all'università del Pernambuco inaugura una cattedra dedicata a Chiara Lubich. La visita ruota attorno ad un binomio: fraternità e umanesimo.E attorno a queste due direttive sono nate tante opere sociali per rispondere alle diseguaglianze e alle povertà
Maria Voce all'università del Pernambuco

E’ un viaggio che sta suscitando interesse anche da parte di stampa e TV e corre sulle reti sociali quello della presidente dei Focolari Maria Voce e del co-presidente Giancarlo Faletti, per la prima volta in Brasile.

E’  appena terminata la prima parte con le tappe, il 22 marzo  a Recife, nel Nord-Est, da dove il movimento sin dalla fine degli anni Cinquanta, si è diffuso in tutto il Paese, e dal 31 marzo a nord, nell’area amazzonica a Belem, dove si sono festeggiati i 50 anni dagli inizi del Movimento, per proseguire ora nel centro-sud, nello Stato di San Paolo, sino al 23 aprile.

Che cosa sta più suscitando interesse? Il primo appuntamento aveva carattere culturale: l’avvio di una nuovo filone di studio e ricerca interdisciplinare con l’inaugurazione della Cattedra Chiara Lubich su “Fraternità e Umanesimo”, iniziativa congiunta di due atenei: l’Università cattolica del Pernambuco (UNICAP) e la Facoltà Asces di Caruaru.

Forse  il motivo del pubblico interesse, è proprio nel binomio “Fraternità e Umanesimo”, che sta caratterizzando questo viaggio. Perché risponde alle sfide più urgenti in un Brasile “segnato da gravi disuguaglianze e nello stesso tempo Paese emergente che occupa una posizione strategica nel mondo”, come aveva affermato il rettore dell’Unicap,  il padre gesuita Pedro Rubens.

E’ questa una presa di coscienza che si sta facendo strada tra ricercatori delle più diverse discipline, come aveva rilevato il prof. Paolo Muniz, direttore della facoltà Asces, che aveva prospettato il capovolgimento che la fraternità può suscitare in campo economico, giuridico, nella politica pubblica, quando l’uomo è al centro, quando riscopre la sua vera identità. Una identità iscritta nel momento stesso del suo apparire sulla terra, in quanto creato a immagine e somiglianza del Dio-Amore, del Dio-Trinità e quindi segnato dall’essere-relazione con l’altro uomo, riscoperto fratello.

E’ questa la visione dell’uomo alla luce del carisma di Chiara Lubich approfondito da Maria Voce nella prolusione.  Che la fraternità abbia la forza del cambiamento, lo si è costato in atto a Santa Teresina, quel quartiere al cuore di Recife, un tempo denominato Isola dell’Inferno. Di fronte al muro eretto per impedire che i clienti dell’imponente shopping che sorge proprio lì davanti, vengano turbati dalla visione di  un livello di vita ben diverso, Maria Voce, agli operatori del Centro di accoglienza di bambini e adolescenti aveva detto: «La povertà è al di là del muro, in voi sta la vera ricchezza».  Di là, nel tempio del Dio consumo, la povertà di  umanità, di quà la ricchezza di una fraternità che dà vita ad una comunità. Ed è la forza della comunità che si fa protagonista del proprio sviluppo che viene in rilievo visitando il centro di salute, la scuola, e ascoltando le esperienze di chi, in rappresentanza della comunità costituita in associazione, ha dialogato con gli organi pubblici ed ha ottenuto passo passo molte migliorie, senza vendersi ai politici.

Una trasformazione  che sorprende visitando anche le altre opere sociali che da anni sono in atto nelle due regioni del Brasile. Un orizzonte ancora più ampio della forza innovatrice della fraternità, viene aperto dai due grandi incontri con i membri del movimento che complessivamente in oltre 5000 si erano riuniti a Recife e a Belem, dopo aver affrontato lunghi viaggi e non poche difficoltà. Provenivano da numerose regioni. Con la creatività e il senso artistico tipico di queste regioni, hanno rappresentato Stato per Stato, storia e cultura molto diverse,  sullo sfondo di un Brasile “estremamente dinamico, in velocissima evoluzione”– come aveva osservato Giancarlo Faletti.

In ogni quadro erano incastonate esperienze di persone di ogni età, dove il seme rigeneratore della fraternità è gettato tra gli indios, nel cuore di chi, afro-discendente ha sanato le ferite tuttora vive di una storia di schiavitù e un oggi ancora carico di pregiudizi e discriminazione, o in comunità immerse nella foresta amazzonica, che coinvolgono nello stile evangelico persone e istituzioni civili.  Diversità di storie e culture che si componevano in un mosaico ricchissimo, tanto da far dire a Maria Voce, in un’intervista televisiva: “Proprio in questo momento in cui prevalgono nel mondo spinte nazionalistiche e separatiste, il Brasile può essere un esempio della ricchezza prodotta dall’incontro di popoli. Questo Paese  può aiutare la vecchia Europa a guardare al futuro con nuova speranza”.

Su www.focolare.org lo speciale Viaggio in Brasile

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