Le ombre bianche
Ennio Flaiano - Adelphi
Da quarant’anni è ristampato questo libro, ora in tascabile. Sono racconti brevi, dialoghi, invenzioni letterarie. La mancanza di fantasia sembra il motore che muove molti dei protagonisti, come la nonna Armida, in difficoltà nei confronti dei nipotini che le chiedono in continuazione favole. Allora lei, che non ha immaginazione, decide di cominciare a leggere ai bambini, affascinati dalle macabre vicende, i fatti di cronaca nera riportati sui quotidiani.
Le storie di Flaiano ironizzano sulla nostra dipendenza dai giornali, sul fascino che esercitano su di noi mostri, alieni, nozze dei reali, pettegolezzi noiosi e dicerie infime. La farsa, la caricatura, l’invenzione rischiano di trovarsi ridimensionate di fronte agli attacchi della cronaca, davanti alla quotidianità delle vicende della vita che vengono raccontate e riraccontate fino a perdere i lineamenti del reale, a distorcersi e a farsi mostruose o romantiche, affascinanti, raccapriccianti o grottesche come neppure un’invenzione fantastica riuscirebbe a fare. Forse è questa una delle ragioni per cui tante fiction di oggi assomigliano sempre più ad alcuni servizi dei telegiornali.
C’è la possibilità di far recuperare terreno alla finzione? Forse l’unica è quella che propone il califfo incontentabile il quale, di fronte a un inventore che gli illustra il funzionamento e i vantaggi di alcune meravigliose macchine prodotte dalla scienza, finge di non apprezzarle, per difendere il suo regno di sogno dalle bordate del progresso. Risponde che di macchine che non sono mosse dalla magia dei tappeti volanti, non sa che farsene. Per questo ordina di distruggerle e di far impiccare lo scienziato che le ha inventate. «Poi – aggiunge Flaiano alla fine della storia –, voltosi a quelli del seguito, che non avevano capito niente, concluse: per qualche secolo siamo a posto. Andiamo a cena. E che ci sia Sheherazade».