Le olimpiadi alternative di Bhopal
Già da mesi, varie Ong hanno iniziato una campagna contro la Dow Chemicals, uno degli sponsor delle olimpiadi londinesi, ritenuta responsabile della tragedia che negli anni Ottanta provocò la morte di ventimila persone nella città di Bhopal nello Stato del Madhya Pradesh, in India.
La Dow Chemicals nel 2001 ha acquisito l’Union Carbide, una fabbrica per la produzione di pesticidi che ha causato, di fatto, il disastro: una fuoriuscita di gas letale che ha contaminato aria e acqua e che è ritenuto il più grave incidente mai accaduto nell’ambito dell’industria chimica. I morti, nel corso degli anni, sono saliti a venticinquemila, mentre quasi mezzo milione di persone della zona porta, nel fisico, le conseguenze del disastro ecologico. Il terreno della zona infatti, a distanza di trent’anni, non è mai stato bonificato.
Dopo varie polemiche il Cio, Comitato olimpico internazionale, aveva deciso di mantenere lo sponsor della Dow, chiarendo che la compagnia era estranea alla tragedia legata alla fuoriuscita di gas, imputabile alla Union Caribe, che in quel tempo non era di proprietà del gruppo.
Ma le vittime del disastro, sostenute da varie organizzazioni ambientaliste e no, hanno deciso di organizzare dei giochi alternativi, che senza dubbio non hanno ricevuto l’attenzione mediatica di quelli di Londra, ma che hanno un valore morale significativo. Tornei di softball, corse su sedie a rotelle e a quattro zampe per coloro che possono ancora camminare, sono alcune delle specialità in gara. Tutti i partecipanti sono bambini che hanno sofferto di distrofia a causa della fuoriuscita dei gas.
«Non posso essere a Londra a competere nelle Olimpiadi, a causa del problema causato dall’esplosione, ma ho potuto partecipare a questi giochi», ha affermato Sitesh Lakhara, un dodicenne nato con problemi motori a seguito del disastro. Sitesh parla con difficoltà e deve usare la sedie a rotelle. Sua mamma soffre di asma e di perdita di memoria causata dall’inquinamento delle falde acquifere e dell’aria.
La partecipazione a questi giochi per le vittime del disastro ambientale è un ulteriore campagna di protesta contro la libertà di cui gode la compagnia americana a distanza di trent’anni dalla tragedia di quella notte. Negli anni infatti i sopravvissuti hanno dato vita a varie iniziative per chiedere il risarcimento e individuare con certezza i colpevoli. Ad oggi il traguardo di questo travagliato percorso alla ricerca della giustizia sembra ancora molto lontano.