Le Nozze di Figaro

Milano, Teatro alla Scala. Fino al 17 /4
Le nozze di Figaro

Perché si vuol bruciare un giovane talento come Andrea Battistoni? Spedirlo a 24 anni a dirigere alla Scala (!) il capolavoro mozartiano era un rischio da non correre. Purtroppo lo si è visto. Il talentuoso veronese, che ho sentito l’anno scorso a Macerata nel Rigoletto, ha passione, foga ed estro. Sbraccia parecchio, forse troppo. Ma è giovane, si farà.
 
 Ha la tendenza a correre però, così che senza volerlo appiattisce la musica. L’ouverture delle Nozze era così rapida da rischiare il vago, i tempi non aiutavano i cantanti – specie nei concertati dove mancava la chiarezza e il colore luminoso mozartiano. In verità, non ci si improvvisa con le Nozze se non si possiede una maturità umana e spirituale che aiuti a entrare nel microcosmo di Amadeus, quale è in definitiva la “folle giornata”: la “follia dell’umanità”. Perché Mozart vede sempre più in là anche dei suoi librettisti. È un grande drammaturgo, Amadeus, forse il massimo della musica. Va affrontato con tremore. Se no, si rischia la superficialità.
 
Alla Scala danno l’edizione storica di Strehler, bellissima, attuale. Con una scenografia semplice – pochi interni essenziali, color pastello tanto caro al Settecento –, gesti naturali ed eleganti (come la musica), si entra in una atmosfera di dramma domestico che presto diventa universale, dove Mozart gioca con la psicologia maschile e femminile con arguzia, ambiguità, purezza e sensualità. È la vita, anche nell’ottica di un’opera “buffa”. Che dice sempre la verità.
 
Sul palco, i cantanti l’hanno reso molto bene, anche se le voci non erano tutte uguali. Brillava il cast al maschile – una volta tanto – con Fabio Capitanucci, egregio Conte, il Figaro cordiale e cantabile di Nicola Ulivieri. Brava, anche se poco misurata nel volume, la Contessa di Dorothea Röschmann, svettante con qualche problemino vocale il Cherubino di Katija Dragojevic e bravissima in scena (ma la voce risultava talora coperta dall’orchestra) Aleksandra Kurzak come Susanna. Buono il coro e i danzatori del Corpo di ballo del teatro.
 
E l’orchestra? Alterna e forse a fatica dietro il gesto di Battistoni. Ma le sezioni son sempre in forma: archi liquidi, legni cordiali. Si spera e si augura che nelle repliche il direttore faccia più “amicizia” con l’orchestra, scavi di più su Mozart. Per la sua e la gioia del pubblico. E, se permette un suggerimento, non diventi mediatico troppo in fretta. Alla musica non fa sempre bene.
 
 

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