Le novità sui buoni lavoro Inps
Molto spesso accade che i giovani, e non solo, svolgano “lavoretti” di breve durata, o durante il periodo scolastico – dando ad esempio ripetizioni o facendo servizi di baby-sitting – oppure durante le vacanze, partecipando alla vendemmia o ad altre attività occasionali. E questi lavori sono definiti “occasionali” proprio perché caratterizzati dalla breve durata e dalla discontinuità. Questo tipo di lavori un tempo non era regolato da alcuna forma di contratto tra le parti (datore di lavoro e lavoratore) e quindi non era tutelato né dal punto di vista assicurativo (in caso di incidenti) né dal punto di vista previdenziale (versamento di contributi). Oggi invece esiste il voucher, strumento nato proprio per assicurare ai privati la possibilità di svolgere “in regola” i piccoli lavori e al contempo per consentire alle imprese una flessibilità, quasi in tempo reale, utile a tappare improvvisi buchi organizzativi o a rispondere prontamente a picchi di attività, in totale trasparenza fiscale, previdenziale, assicurativa. Dopo una partenza in sordina, l’uso del voucher, il “buono lavoro”, è aumentato a ritmo costante fino al boom degli ultimi tre anni, quando si è quasi triplicato facendo toccare, nel solo 2014, la cifra-record di circa 70 milioni di buoni venduti. Lo rivela un’indagine del Centro Studi Cna su dati Inps. Un numero di voucher, e quindi di ore lavorate, che equivale grossomodo a circa 33mila posti a tempo pieno! In sei anni il numero di voucher è aumentato di 129 volte.
E’ utile evidenziare che i “buoni lavoro” possono essere acquistati da cittadini privati dal tabaccaio o per via telematica sul portale Inps. A seguito della circolare Inps 149 del 12 agosto 2015 i committenti imprenditori o liberi professionisti hanno invece l’obbligo di acquistare i voucher esclusivamente con modalità telematiche, attraverso la procedura Inps (cosiddetto voucher telematico) oppure dai tabaccai che aderiscono alla convenzione Inps – Fit e tramite servizio internet Banking Intesa Sanpaolo.
I voucher, che l’imprenditore compra a 10 euro, hanno un valore netto per il lavoratore di 7,5 euro. Il residuo 25 per cento va, per il 13 per cento alla gestione contributiva separata dell’Inps, per il 7 per cento all’Inail e per il 5 per cento sempre all’Inps, ma a titolo di compenso per la gestione del servizio. Il valore del buono corrisponde al compenso minimo di un’ora di prestazione e garantisce la copertura previdenziale con l’Inps e l’ombrello assicurativo contro gli infortuni con l’Inail.In questo modo il datore di lavoro, oltre ad agire nella legalità, beneficia anche di una copertura assicurativa Inail, al pari del lavoratore, il quale, oltre al compenso non soggetto a tassazione, beneficia anche del versamento dei contributi all’Inps che andranno ad alimentare la sua posizione contributiva e potranno essere usati in futuro per la pensione. Infine, bisogna ricordare che, ogni lavoratore in un anno può ricevere buoni lavoro per un limite massimo di 7.000 euro netti. Tale limite è di duemila euro per le prestazioni rese nei confronti del singolo committente imprenditore o professionista, mentre i cassaintegrati possono cumulare complessivamente fino a tre mila euro netti l’anno.