Le novità del week end
Con The Fighter, Il gioiellino, Piranha e 127 ore un fine settimana ricco di uscite
Da non perdere The Fighter, diretto da David O. Russell, con Christian Bale, miglior attore non protagonista agli Oscar 2011, nel ruolo del fratello di Mark Wahlberg. Una storia familiare: la classica famiglia irlandese con la madre energica di nove figli, di cui i due maschi, Micky e Dicky crescono e competono come pugili. Dicky è però un fallito, si è buttato nella droga, entra ed esce dal carcere, ma è superprotettivo nei confronti del fratello più giovane. Tra un match e l’altro, inizia la salita del più giovane, la cui vittoria è occasione di riscatto per tutta la famiglia. Diretto senza risparmiare colpi di scena, agile nel ritmo, e con una recitazione, soprattutto di Bale, estremamente coinvolta e coinvolgente, il film si presenta come una vicenda di superamento delle avversità, di lotta per essere sé stessi e per ovviare alle sconfitte della vita. Crudo in certi momenti, come lo è la vita, ha bisogno di stomaci forti e animi aperti per essere apprezzato nel suo svolgersi drammatico come un cammino dalla sconfitta alla sicurezza.
Ancora una saga familiare, ma di tutt’altro genere e in casa italiana, è Il gioiellino, opera seconda di Andrea Molajoli, che aveva esordito nel bel thriller La ragazza del lago. È la storia, nota, del crack della Parmalat di Tanzi, raccontata senza eccessi: nessun processo, nessuna illazione in più, ma una vicenda del provinciale di talento che, grazie ad un lavoro indefesso, diventa un industriale, legato ancora a valori tradizionali. Fra esponenti del clero, della politica, con un presidente del Consiglio che gli racconta barzellette, la vicenda del gioiellino di famiglia, che è l’azienda alimentare di Amanzio Rastelli (un grande Remo Girone) scivola nel fallimento a cui si cerca di rimediare inventando proventi falsi. Il ragionier Ernesto Botta, un cupo Toni Servillo (purtroppo ormai l’attore ricicla sempre lo stesso personaggio…), è la mente di tutto questo. Qualcuno non ci sta, come l’onesto impiegato Filippo Magnaghi (un intenso Lino Guanciale), che preferisce suicidarsi, scoprendo gli imbrogli.
Metafora dell’Italia imbrogliona, gaudente e clericale, del successo acquisito e goduto e poi diluito come il latte dell’azienda, il film è un duro attacco alla decadenza morale del Belpaese. Ma nessun tono retorico sfiora l’asciutto racconto di Molajoli, che diventa un thriller psicologico nelle sue parti migliori – le preghiere nelle chiese di Mosca, la passeggiata inquietante della coppia dei produttori per le strade del paese, le notti acide del ragionier Botta, il cinismo dei parenti dell’industriale… –lasciandoci, nel finale moscovita, inquieti a decidere quale possa esser il futuro della nostra “Patria”.
Che dire infine di Piranha, in 3 d, ennesima versione orrorifica dei pesci crudelissimi che infestano le vacanze svagate di ragazzi e ragazze disinibiti e vogliosi di divertimento? La sceriffa Jiulie Forester, con tre figli – un diciassettenne e due più piccoli – ha molto da fare per ordinare il traffico vacanziero e star dietro al più grande che segue un regista pornografico… Ma ci pensano le creature sottomarine, ridestate dalla preistoria, a seminare sangue, così che la famigliola si salva a stento, in un finale sospeso, che reclama il sequel (ovviamente). Sangue a piacere, sesso più visto che fatto, ritmo sostenuto, il film diretto da Alexandre Aja è fatto su misura per teenagers. Non impaurisce più di tanto, è solo un prodotto commerciale, a dire il vero, piuttosto riciclato.
Meglio, secondo noi, vedere l’ottimo 127 ore, dove James Franco sfida la natura e la solitudine mortale, vincendola alla grande. Tratto da una storia vera.