Le meraviglie di Temirkanov
È dal 1988 alla guida dell’Orchestra Sinfonica di San Pietroburgo, dirige anche il Teatro Regio di Parma, gira il mondo in concerti. Quest’uomo sottile dalla chioma bianca sembra indistruttibile. Possiede un’arte direttoriale fatta di sfumature, di accenti, di indagini così capziose e perspicaci che ogni musica sotto le sue mani – dirige senza bacchetta – lievita come se uscisse per la prima volta alla luce. Ha aperto la Settimana senese con La Grande Pasqua Russa di Rimiskij-Korsakov, una ouverture magica: Pasqua è sinonimo di resurrezione. E difatti la ricca flessuosità dell’orchestrazione è tutta un fiorire di suoni, di tocchi, di colori: la primavera di un mondo rinnovato. Una felicità investe questo e il brano successivo, il Concerto in mi min. per violino e orchestra di Mendelssohn, solista una giapponese in abito blu – Sayaka Shoji –, virtuosa inimitabile e romantica. Si chiude con la Quinta Sinfonia di Ciaikovskij: fatalistica eppure possente, fin troppo nel finale. Ma Piotr Ilič nasconde il dolore sotto il trionfo.
Temirkanov dirige un complesso senza rivali: felice nello squillo degli ottoni, solare nei violini, tiepido nei bassi, lucente nei legni. Lui, con le grandi arcate delle mani, fa nascere la musica.