Le magnifiche sorelle

B. Martinu, Concerto per due pianoforti e orchestra. Pianiste Katia e Marielle Labèque. Roma, Accademia Nazionale Santa Cecilia.
Katia e Marielle Labèque

Una è più slanciata e dinamica, l’altra più riservata. Entrambe, con una gran cascata di capelli neri. Al piano sono due fuochi. Il concerto del boemo Martinu è del 1943, in tempo di orrori nazisti. Il musicista nello stesso anno ha scritto pure il tremendo, disperato Memorial to Lidice, sulla strage nazista della località preso Praga, diretto da Antonio Pappano con uno spasimo atroce. La medesima atmosfera pervade il concerto per due pianoforti nel primo e nell’ultimo tempo: attacchi sprezzanti dell’armonia, guizzi imprevedibili dei legni e dei violini e i pianoforti selvaggiamente ribelli, tra ricordi antichi – il tema del destino dalla Quinta di Beethoven – e citazioni jazz. Impressionante. Le dita delle due strumentiste sono un baleno di frasi smozzicate, urla e di furori che attanagliano, ritmi urlanti, fisici.
 Nell’Adagio, le dissonanze ritornano, più placate, quasi in riflessioni barocche. Con il fascino dolceamaro che sale per scale impervie, stridenti e seducenti. Questa è musica che ti avvolge. Le pianiste, con grinta e virtuosismo, lo sanno. Scatenano gli applausi, anche per Pappano, sensibile accompagnatore. Poi, dirige l’imprendibile Gloria di Poulenc e la vaporosa Sinfonia Haffner di Mozart. Grande orchestra.

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