Le lotte tra tribù

Difficile la stabilizzazione nel Paese dopo Gheddafi. Le elezioni forse rinviate. L’instabilità non cessa
Bengasi - Libia

È tornata sulle pagine dei nostri giornali la vicenda libica, da tempo soppiantata dalla gravissima situazione siriana  e delle incerte prospettive elettorali egiziane . Vi è tornata per l’operazione dimostrativa attuata da un capo tribù di Tahruna (80 chilometri a sud-est di Tripoli) all’aeroporto di Tripoli: la brigata chiamata al-Awfea sembra mirasse alla liberazione del colonnello Abouajila Al-Habchi, il loro capo-tribù, sparito da qualche tempo dalla circolazione, ritenuto essere prigioniero nello scalo libico. Sono state arrestate alcune decine di miliziani, una trentina sembra, e l’ordine sembra tornato, anche se lo scalo rimane chiuso. E sono stati registrati anche degli scontri a Bengasi, fomentati da personaggi cirenaici che non vorrebbero continuare ad essere sottoposti ad un potere prevalentemente tripolitano.

Notizie che evidenziano la precarietà della situazione libica. Fonti locali affermano come l’indice principale della mancata normalizzazione libica post-Gheddafi sia il probabilissimo rinvio da parte del Consiglio nazionale di transizione delle elezioni politiche previste per il 18 e 19 giugno. Si parla di un rinvio tecnico di alcune settimane. Si spera comunque che le consultazioni elettorali possano aver luogo prima dell’inizio del Ramadan, cioè prima del 19-20 luglio.

Il governo provvisorio nei fatti riesce a tamponare in qualche modo le emergenze principali che si presentano via via nell’agenda del Paese, ma fatica ad avere un disegno complessivo per riportare la normalità nella vita economica, politica e sociale della Libia. In realtà si tratta di “inventare” un Paese secondo criteri innovativi rispetto al periodo della dittatura: cosa non facile, anche perché le continue diatribe spingono nei fatti verso un trionfo alle prossime elezioni delle formazioni politiche islamiche più radicali. Con l’incognita della frammentazione del voto, dovuta alla fortissima presenza delle tendenze tribali, che sotto Gheddafi erano state contenute, ma che ora riemergono talvolta con violenza, e in ogni caso con la costituzione di milizie tribali che destano preoccupazione.

Buon punto di osservazione è come sempre la chiesa cattolica di Tripoli, dove si nota un progressivo ritorno alla normalità, cioè alla presenza di immigrati che ritornano dalle Filippine, dall’Africa sub-sahariana e dall’India. «Le messe sono ormai di nuovo frequentatissime, e il lavoro sembra di nuovo assicurato per le infermiere filippine e per gli operai africani», ci spiega mons. Martinelli. Come a dire: le risorse dei Paesi arabi, che sembrano sempre sul bordo del collasso, sono senza fine.

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