Le lacrime e la paura dopo l’eccidio delle suore

Nel quartiere di Kamenge la gente è incredula di fronte alla brutale uccisione delle tre religiose. Si indagano le ragioni di un atto inspiegabile mentre sul web si moltiplicano i messaggi di gratitudine
Le tre religiose uccise in Burundi

Il centro delle suore saveriane è situato nella zona nord di Bujumbura nel quartiere di Kamenge. Dagli abitanti viene guardato e vissuto come uno dei pochi luoghi di pace che ha resistito al conflitto tra hutu e tutsi che ha dilaniato il Paese dal 1993 al 2006. Il dolore per l’eccidio di suor Olga, suor Lucia e suor Bernadetta è palese e lo shock viaggia di bocca in bocca, assieme alla domanda: perché?

Inspiegabili le modalità dell’esecuzione e l’accanimento, inspiegabili le ragioni, mentre le lacrime rigano i volti di giovani e adulti che ripetono insistentemente che tutti qui “gli volevano bene”. Nessuno ha dimenticato la loro preziosa presenza per i giovani che attraverso i corsi di cucito, informatica, lingue e alfabetizzazione hanno trovato una possibilità di lavoro. E poi lo sport. Quell’enorme campo di calcio che affianca l’istituto ha visto centinaia di dispute conclusesi con la vittoria del re pallone.

Ora invece aleggia la morte. Qualcuno sottovoce parla di vendetta, altri si spingono più in là e parlano di un segnale per il governo, in crisi da parecchi mesi e in attesa di nuove elezioni, che si preannunciano già non tranquille.

Quello che più spaventa però sono le modalità dell’esecuzione delle tre missionarie: decapitazione e violenza, un metodo consolidato durante il conflitto etnico e che tanti avrebbero voluto per sempre cancellare dalla storia del Burundi. La gente intanto chiede sicurezza, chiede una maggiore presenza di forze dell’ordine, ma anche questa richiesta è discreta nessuno vuole una militarizzazione che potrebbe far presagire esiti ben diversi dall’attuale ordinamento democratico.

Il governo presieduto da Pierre Nkurunziza, assicura, assieme al cordoglio di circostanza, che le ricerche per individuare il colpevole o i colpevoli proseguono senza sosta e che una volta individuati la punizione sarà adeguata al delitto.

L’altro sentimento che alberga nel cuore degli abitanti di Kamange è la vergogna: il Burundi finisce in prima pagina sui media per un nuovo ed efferato episodio di violenza, ma nel quartiere, ritenuto a rischio, ci sono piccole attività di commercio e artigianato, si cerca di risollevare la situazione economica e ora invece arriva la morte delle suore. «Qui c’è una grande povertà materiale, ma quest’episodio denuncia anche un’altrettanto grande povertà spirituale. Chi ha commesso quest’omicidio ha guadagnato solo vergogna, non ha vinto. Qui abbiamo perso tutti», è il commento di uno dei vicini del monastero.

Sul web circolano ricordi e foto delle tre suore: cuori rossi con i loro nomi stampati in cielo sono una mail virale che sta spopolando tra i burundesi. I commenti esprimono lo sgomento, mentre tanti invitano alla preghiera: unica arma in attesa che la giustizia spieghi l’orrore.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons