Le intramontabili lolite
Il mito dell’adolescenza perenne è uno dei pilastri su cui, da sempre, poggia la fragile “ideologia” del pop. Fin dagli anni ruspanti del primo rock’n’roll, la giovinezza ha rappresentato, insieme, il mercato di riferimento e lo strumento ideale per raggiungerlo. Una sorta di simbiosi tra produttori e consumatori che con il passare del tempo è andata affinandosi e irrobustendosi, incarnandosi in soggetti sempre più giovani, tanto tra gli uni che tra gli altri. Basti pensare che i dodicenni sono già considerati dall’industria discografica “giovani adulti”. Da qui la necessità di offrire a tale target (mutante per definizione) sempre nuovi modelli da consumare e nei quali identificarsi. Se a questo aggiungiamo la profondissima crisi dei mercati discografici, appare ovvio che le evidenti implicazioni sessuali aggiungono al “modello Lolita” l’incommensurabile vantaggio di stuzzicare i pruriti anche di ben più mature porzioni di pubblico e dunque di prendere i classici due (o più ) piccioni con una sola fava Negli ultimi tempi, parallelamente al fenomeno delle teen-band tipo Take That e Spice Girls, il successo planetario di prototipi emblematici di Lolite canterine come Britney Spears e Christina Aguilera hanno tracciato in modo ancor più evidente la rotta. In tempi di vacche magre una vera manna, raramente piovuta dal cielo in verità, molto più spesso costruita alchemicamente negli uffici delle multinazionali della musica. Con un’unica naturalissima controindicazione: l’impossibilità di fermarne la crescita (almeno quella fisiologica ) e dunque l’assoluta necessità di un continuo ricambio di personaggi. L’ultima nidiata ha preso il volo nell’estate appena archiviata, guidata dal tormentone quasi omonimo della francesina Alizée (diciottenne di Ajaccio capace di vendere con Moi Lolita più di un milione di copie); seguita a ruota dalla graziosa australiana Holly Valance e dalla diciassettenne Avrìl Lavigne, canadese emula di Alanis Morrisette, il cui Complicated è tuttora uno dei singoli più venduti e trasmessi dalle radio. A loro potremmo aggiungere anche le moscovite Tatu, la statunitense Michelle Branch e le britanniche Atomic Kitten, cloni delle Spice, in verità già stagionatelle per il ruolo. Ma in questo campo più che ai certificati di nascita si guarda all’apparenza, come ben dimostra anche il nostrano boom delle sorelline Paola & Chiara, donne fatte da tempo, ma ancora ingabbiate in certi ammiccamenti tanto cari a Nabokov e Kubrick (autori rispettivamente del romanzo e del film la cui giovanissima protagonista si chiamava per l’appunto Lolita). In ogni caso i personaggi succitati – solo la punta dell’iceberg – bastano a sottolineare la dimensione planetaria del fenomeno. Che altro aggiungere? Forse solo che il modello Lolita non è ovviamente l’unico modo di frequentare da protagonista il music-business in giovane età. Ben lo dimostrano, per esempio, personaggi come Alicia Keys, Beth Orton e Norah Jones che han preferito sorprendere e conquistare in mercati con la forza del loro talento piuttosto che con gli atteggiamenti. Per il resto, nell’improbabile attesa di tempi migliori, tocca chiudere tirando in ballo un’altra grande accoppiata letterario-cinematografica: “Niente di nuovo dal fronte occidentale”. Cd novità Franco Battiato: Fleurs 3 (sony) Tra il primo e questo terzo capitolo di riletture di classici, ci sono un mai pubblicato Fleurs 2 e tre anni spesi nella ricerca di una nuova collocazione nel gran serraglio del music-business contemporaneo. Battiato è un ibrido, un avanguardista incrociato con un taroccatore di canzoni. Ma il suo tocco è leggiadro e le sue citazioni han sempre grazia e personalità più che sufficienti per giustificare l’impresa. Priman sceream: Evil Hot (Sony) Con i Red Hot Chili Peppers sono il gruppo più trendy del rock contemporaneo. Un rock form a l m e n t e ondivago e concettualmente trasgressivo, che ben riassume le contraddizioni dell’oggi. Un must per gli amanti del genere, un cazzotto nello stomaco per tutti gli altri.