Le incertezze di generazione z e millennials

Quali sono i dubbi e le domande di senso che i giovani cercano con tanta fame e a cui gli adulti non riescono a rispondere?  
(AP Photo/Jeremias Gonzalez)

A Torino l’evento Birra e domande prevede la Bruni e Fabio Cantelli Anibaldi), ma sempre partecipazione di qualche decina di ragazzi con tante domande vere, dirette, sofferte. ma ne giungono 200. Non c’è dubbio: le
domande della giovane generazione italiana 20-30 anni di oggi sono molto diverse da quelle delle generazioni precedenti. Probabilmente sono anche più numerose. L’obiettivo di questa inchiesta e di altri articoli correlati all’interno di questo numero di Città Nuova, è proprio quello di comprendere questi interrogativi, cercando di dare anche qualche risposta. Tutto inizia sabato 8 ottobre 2022, a Saluzzo (Cuneo), quando un vescovo e un filosofo non credente si incontrano davanti a una una numerosa platea di giovani. Non sono le risposte che i relatori riescono a dare ad essere preziose, quanto il dialogo che si instaura fra i ragazzi in sala. Una nuova edizione ha luogo l’8 settembre 2023 con nuovi relatori (Luigino Bruni e Fabio Cantelli Anibaldi), ma sempre con tante domande vere, dirette, sofferte.

Tempi difficili

Hard Times, tempi difficili, come scriveva Charles Dickens. Ed è proprio vero che in Italia lo sono. Di fronte a una società ereditata così complessa, e a volte ingiusta, il futuro  dei ragazzi ne risente, e loro giustamente si  pongono domande difficili, alle quali si fa fatica a rispondere. L’Italia, che è culla di 4  milioni di giovani, non la si può immaginare proprio, ad oggi, come una casa accogliente per loro. Piuttosto, sembra essere a volte  baracca precaria che fa acqua in tanti punti. I  ragazzi amano il proprio Paese, in fondo, ma  pare che siano un po’ esuli in patria, talmente tanto che molti immaginano la propria vita in  altri Paesi. A gennaio 2022 gli italiani residenti all’estero, iscritti all’Aire (Anagrafe Italiani Residenti all’estero), erano 5,8 milioni, di cui il 21,8% di età tra i 18 e i 34 anni. Percentuali così importanti sono relative a un fenomeno, la temuta “fuga di cervelli”, che comprende anche chi non possiede un alto valore tecnico-scientifico. La principale causa dei trasferimenti all’estero è lo stipendio. Tra stage non retribuiti in cui poco si insegna e tanto si lavora, stipendi bassi che non tengono molto conto se si abbia una laurea, il problema delle pensioni, la precarietà… fuggire si rivela per tanti una soluzione. Magari anche solo il riconoscimento sociale di un valore, che in Italia non arriva. Siamo la generazione digitale, quella di cui le altre hanno forse un po’ timore, quella sulla quale si avrebbero le aspettative più basse.

Eppure, c’è speranza?

Ma non demordete! (Per i ragazzi che stanno leggendo). Ci sarà pure chi vi sosterrà e, se non c’è, dimostrate che si sbagliano! Perché siete perfettamente in grado. Alla fine, potrebbe accadere quello che scrive Lisa Levenstein nel suo saggio They Didn’t See Us Coming (Non ci hanno viste arrivare). “Viste” perché il testo ha uno scopo femminista ben preciso, anche se il concetto potrebbe essere applicato a qualsiasi caso di sottovalutazione. Effettivamente però per le giovani, oggi, sono veramente tempi difficili per vivere, schiacciate da generazioni in cui la differenza di genere (il concetto nasce negli anni ’70, quando le donne prendono coscienza che il proprio genere è svantaggiato, discriminato, sotto rappresentato. Non indica differenze di sesso, piuttosto quelle d’identità sessuale, che dipende da aspetti psicologici, sociali e culturali) era accettata dai più, combattuta dai meno. La paura di finire vittima di violenza domestica a volte supera la gioia di entrare in una relazione, spaventate da quei trafiletti sui media in cui si scrive: «Il partner non mostrava segni di anormalità, era un uomo tranquillo», e così via. False informazioni, omertà, e pochi o nessuno saprebbero rispondere sul perché un uomo possa arrivare a tanto. E allora come può una ragazza capire se la sua relazione sia sana o meno? Se, a detta dei media, si scopre solo una volta che è ormai ferita, se non morta? E come può una donna denunciare, se le istituzioni non la proteggono? In parte forse perché molti che ne fanno parte sono uomini che hanno ereditato convinzioni malsane; invece di aiutare chi è in difficoltà, empatizzano con il carnefice. Ma la parità di genere riguarda tutti. Fino a quando sarà considerata solo una questione femminile poco si risolverà. We should all be feminist (dovremmo essere tutti femministi), come scrive Chimamanda Ngozi Adichie. A terribili consapevolezze seguono terribili domande.

Tra sogni e realtà

Altri ambiti di grandi domande. Qual è la mia vocazione? Riuscirò a trovare la mia strada? Che senso devo dare alle sconfitte e alla vita? I 18-30 anni sono un periodo di transizione tra università e mondo del lavoro. Arriva per tutti quel momento in cui si passa dal sentire di avere tutte le possibilità ancora pronte per essere colte, al realizzare che alcune di queste porte si sono chiuse. Alcuni sogni vengono ridimensionati dalla realtà delle cose. Qual è la miavocazione? Riuscirò a trovare la mia strada? Che senso devo dare alle sconfitte e alla vita? Ma se siamo cresciuti immaginando che fare l’astronauta ci avrebbe resi i più felici del mondo e poi non riusciamo a raggiungere quel sogno? Possiamo ancora trovare la felicita? Certo che sì, ma dove? Magari lo divento, un astronauta, ma perché non sono felice come immaginavo che sarei stato? Le domande di senso, poi, sono tra le più complesse, quelle alle quali non si trovano facilmente risposte. Forse proprio perché le risposte sono differenti per ognuno. Sembrano essere, tra l’altro, quelle a cui si ricongiungono tutte le altre. Ed è forse provando a rispondere a questi interrogativi che ci si avvia per una strada dove la soluzione è un insieme di briciole che si raccolgono lungo il cammino. Briciole che tuttavia indicano la direzione. Vivere i propri dubbi è esattamente il titolo dell’incontro che ha seguito Birra e grandi domande.

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