Le imprese inosservate

Una stagione di importanti risultati per gli azzurri  degli sport invernali, purtroppo poco noti: siamo campioni del mondo nello short track e nella staffetta maschile di biathlon. E non finisce qui
Arianna Fontana

In un Paese nel quale una sola disciplina, il calcio, continua a regnare incontrastata all’interno del panorama sportivo nazionale (nonostante i risultati, a livello europeo e mondiale, latitino spesso e volentieri), c’è tutta una serie di piccole grandi imprese che rischiano di passare inosservate, o quasi. Ad esempio, quelle degli azzurri degli sport invernali, penalizzati dalle ristrettezze economiche che affliggono le federazioni di riferimento, ma non per questo meno competitivi sulle piste di mezzo mondo.
 
Perché in una stagione che ha ormai imboccato la sua fase conclusiva (fra circa un mese si inizierà già a pensare al prossimo anno), i risultati non sono affatto mancati, e anzi hanno (ri)portato alla ribalta uomini e donne che meriterebbero di avere la stessa visibilità di tanti pseudo-campioni del pallone nostrano. Certo, non stiamo parlando di Carolina Kostner, la cui popolarità (peraltro del tutto meritata: poche settimane fa ha conquistato il suo quarto titolo europeo) varca i confini del pattinaggio di figura, ma ad esempio di Arianna Fontana, Roland Fischnaller e Alessandro Pittin, nomi che a tanti dicono poco o nulla.
 
La prima ha appena conquistato la Coppa del mondo di short track nella specialità dei 500 metri; il secondo ha già vinto tre gare nel massimo circuito internazionale di snowboard (un altro podio è arrivato anche per opera dell’altro altoatesino Aaron March) ed è in corsa per la classifica assoluta; il terzo, la Coppa del mondo generale (di combinata nordica) se la sarebbe anche potuta aggiudicare, se solo pochi giorni dopo lo storico exploit di Chaux-Neuve (tre vittorie in tre giorni) non si fosse infortunato in allenamento.
 
Ma di risultati a dir poco storici, in questa stagione di sport invernali, ne sono arrivati diversi. Come il sorprendente successo della staffetta maschile di biathlon (Lukas Hofer, Markus e Dominik Windisch e Christian De Lorenzi), giunto nel tempio di Oberhof diciotto anni dopo l’ultimo trionfo a squadre in Coppa del mondo, o come il terzo posto conquistato da Lisa Demetz nel neonato circo bianco di salto femminile.
 
Per non parlare, poi, del solito Armin Zoeggeler, che di fronte all’attuale strapotere tedesco nello slittino (derivante anche, e soprattutto, da materiali velocissimi: e qui la disponibilità economica fa molto) si è dovuto “accontentare” di un bronzo iridato, seguito dal secondo posto in Coppa del mondo ottenuto nell’ultimo weekend a Sigulda, dove nel doppio hanno conquistato la piazza d’onore anche i veterani Oberstolz-Gruber.
 
A faticare un po’ di più (almeno in relazione ai fasti del recente passato) è invece lo sci di fondo azzurro, alle prese con un ricambio generazionale che tarda ad arrivare nonostante qualche buon risultato qua e là (su tutti quelli di Roland Clara, due volte a podio nella Coppa del mondo 2012).
 
E lo sci alpino, disciplina regina (almeno in Italia) degli sport invernali? In una stagione senza Mondiali né Olimpiadi, la Nazionale azzurra ha ritrovato un campione del calibro di Max Blardone, tre volte sul podio in gigante (l’ultima sabato in Bulgaria) con la perla del successo sulla pista di casa dell’Alta Badia (ci aveva vinto altre due volte), e ha portato agli onori della cronaca due che per anni hanno svolto il ruolo di onesti “gregari”. Stiamo parlando del 31enne slalomista Cristian Deville, che quest’anno ha conquistato i suoi primi podi (tre) e il suo primo successo (e che successo: sulla mitica pista di Kitzbuehel) in Coppa del mondo, e della 30enne Daniela Merighetti, prima nella discesa libera di Cortina nove anni dopo il suo ultimo (e unico) podio nel circo bianco. E poi ancora gli acciaccati di lusso come l’olimpionico Giuliano Razzoli (secondo nello slalom dell’Alta Badia) e l’iridato Christof Innerhofer (terzo nella discesa di Wengen), la promettentissima Federica Brignone (seconda nei giganti di Lienz e Kranjska Gora) e il nome nuovo Stefano Gross, già tre volte a podio in slalom (l’ultima domenica in Bulgaria). Insomma, una cosa è certa: anche con pochi soldi e tanti sacrifici, l’Italia della neve non tradisce proprio mai.
 
 

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