Le imprese del riciclo che fanno bene all’economia

Si chiama economia circolare ed è un modello industriale che fa gola a tanti, perché oltre al profitto, punta anche e soprattutto alla sostenibilità. Bisogna innanzitutto dare un valore diverso al rifiuto: non più spazzatura ma risorsa
Secchi per la raccolta differenziata in Valle D'Aosta

«Lo scarto assume valore economico e la discarica diventa una perdita secca», dice Gianluca Carenzo, direttore del Parco tecnologico padano che promuove ogni anno "Alimenta2Talent", un progetto che supporta e finanzia una nuova generazione di start up per l’economia circolare.

 

Parlando di cifre, c’è un risparmio di materie prime per l’industria di 12 miliardi di euro in Italia e di 400 miliardi in Europa entro il 2025, con l’adozione del sistema dell’economia circolare. Il concetto di economia circolare può essere applicato in diversi ambiti. Sono ormai diverse le multinazionali nel mondo che hanno avviato progetti in direzione di un’economia circolare (Philips, Cisco) e molte altre (Coca Cola e Ikea) partecipano attivamente al lavoro della britannica Ellen MacArthur Foundation, nata proprio con questo obiettivo.

 

L’economia circolare è quindi un sistema in cui tutte le attività – dall’estrazione alla produzione – sono organizzate in modo che i rifiuti di qualcuno diventino risorse per qualcun’altro. Nell’economia lineare, invece, terminato il consumo termina anche il ciclo del prodotto, che diventa rifiuto, costringendo la catena economica a riprendere continuamente lo stesso schema: estrazione, produzione, consumo, smaltimento.

 

Alcuni esempi

Orange Fiber, start up di Catania che sviluppa tessuti cosmetici per la moda partendo dalle oltre 700 tonnellate di scarti dell’industria agrumicola. «Abbiamo brevettato il primo tessuto realizzato con gli scarti delle arance e arricchito, grazie alle nanotecnologie, con oli essenziali di agrumi e principi attivi, tra cui la vitamina C», spiega la fondatrice Adriana Santanocito. L’azienda è anche sostenitrice di Fashion Revolution, il movimento internazionale per una moda più equa coordinato in Italia dalla stilista Marina Spafadora, che l’ha illustrato a Milano il 18 aprile scorso, presente anche Orange Fiber (il 24 aprile è stato il "Fashion Revolution Day"). 

 

Un altro esempio arriva da Torino dove la Nesocell si occupa di isolamento termoacustico degli edifici sfruttando i rifiuti delle cartiere per applicazioni edili. Gli scarti vengono impermeabilizzati, resi ignifughi e soffiati nelle intercapedini dei muri esterni per garantire isolamento dal calore e dal freddo. L’inserimento dei fiocchi di cellulosa migliora l’isolamento termico e consente di ottenere una riduzione dei costi di climatizzazione invernali tra il 25 e il 45 per cento. 

 

Uno dei comparti di maggiore successo è quello delle bioplastiche, cioè materiali ottenuti da scarti biologici. L’Italia è leader in questo settore. Oltre ai biomateriali, si sta sviluppando anche il comparto del biogas. Slh, per esempio, è una start up incubata in I3P, al Politecnico di Torino, che ha messo a punto un sistema per trasformare grassi animali e oli vegetali in biodiesel a costi contenuti e alta redditività.

 

Cosa possiamo fare noi, semplici cittadini, partendo dai rifiuti di casa? Ci sono imprese che ne incentivano e supportano il riciclo. L’Eurven di Trevignano (Treviso) realizza eco-compattatori (attualmente 400 installati in tutta Italia) che per ogni bottiglia o lattina gettata restituiscono un buono sconto da usare in attività convenzionate o in denaro. Si chiama Cash for trash, di Eurven, ed è il primo "cassonetto" intelligente che offre un centesimo di euro in cambio di ogni rifiuto riciclato.

 

Basta scaricare 2Pay, l’app gratuita realizzata da una start up padovana, e dopo essersi registrati si può iniziare a inserire bottiglie e lattine. Per ognuna di queste, Cash for trash emetterà uno scontrino con un codice che, inquadrato con lo smartphone, caricherà un centesimo di euro in un borsellino elettronico. Il credito accumulato potrà essere usato dai cittadini virtuosi per pagare le spese nelle attività commerciali aderenti al progetto. Cash for trash è in grado di differenziare automaticamente, ridurre fino al 90 per cento il volume iniziale dei rifiuti e trasformarli in una ecoballa pronta per essere inviata alla filiera del riciclo. 

 

Insomma, il potenziale delle imprese green in Italia è davvero enorme.

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