La possibile alleanza tra uomo e donna
Il discorso del papa alla Pontificia accademia della vita è molto importante e molto bello. Quasi una sorta di manifesto antropologico, in «un momento in cui uomini, donne e bambini di ogni parte del mondo sperimentano con amarezza e dolore le illusorie promesse di questo materialismo tecnocratico».
Non è facile riassumere un discorso così denso, che invito tutti a leggere nella sua interezza. Papa Francesco interpella ognuno a farsi carico delle nuove responsabilità che sono conseguenti all’era tecnologica che viviamo, in quanto «la potenza delle biotecnologie consente manipolazioni della vita fino a ieri impensabili».
Il culto dell’io
Davanti a questa sfida epocale, serve una nuova «sintesi antropologica», in grado di rispondere alle «antiche e sempre nuove domande sul senso della vita umana, sulla sua origine e sul suo destino». Non è facile, visto che viviamo in una società nella quale, sull’altare del culto dell’io, «si sacrifica ogni cosa, compresi gli affetti più cari».
Economia e tecnica
Siamo immersi in uno «spregiudicato materialismo», nel quale l’alleanza tra economia e tecnica «tratta la vita come risorsa da sfruttare o da scartare in funzione del potere e del profitto». La conseguenza è che si allargano «i territori della povertà e del conflitto, dello scarto e dell’abbandono, del risentimento e della disperazione».
La frattura tra generazioni
Il papa invita allora a riprendere l’iniziativa, senza perdere tempo nella nostalgia o nel lamento, «determinati a ricomporre la frattura tra le generazioni»: i giovani (chi li guida al compimento dell’età adulta?) e gli anziani (onorati per quello che hanno generosamente dato, non scartati per quello che non hanno più).
L’alleanza uomo-donna
Ma chi è il soggetto di questa iniziativa? Questo è forse l’aspetto più interessante e più forte del discorso del papa: «L’alleanza dell’uomo e della donna è chiamata a prendere nelle sue mani la regia dell’intera società», «anche nella Chiesa», trovando una intesa «sul senso della vita e sul cammino dei popoli». E il papa chiarisce ancora che è necessario «parlarsi e allearsi perché nessuno dei due – né l’uomo da solo, né la donna da sola – è in grado di assumersi questa responsabilità».
L’utopia del “neutro”
Insomma quella che sta arrivando è una vera e propria rivoluzione culturale, che deve cominciare riconoscendo «le forme di subordinazione che hanno tristemente segnato la storia delle donne». Serve una rinnovata cultura dell’identità e della differenza, senza arrendersi all’utopia del neutro, che rimuove sia la dignità umana della differenza sessuale, sia la qualità personale della trasmissione generativa della vita.
La minaccia contro la vita
La posta in gioco è grande e il papa usa parole forti: «Occorre raccogliere la sfida posta dalla intimidazione esercitata nei confronti della generazione della vita umana, quasi fosse una mortificazione della donna e una minaccia per il benessere collettivo». Detto in altre parole, occorre ritrovare «un ethos della compassione e della tenerezza per la generazione e la rigenerazione dell’umano nella sua differenza». Occorre sensibilità per le diverse età della vita, in particolare dei bambini e degli anziani. «Ci sono in gioco parti dell’anima e della sensibilità umana che chiedono di essere ascoltate e riconosciute».
Un dialogo aperto e fecondo
Sorprendente l’ultimo paragrafo del discorso di papa Francesco: il compito è difficile, ma anche entusiasmante. Occorre però coinvolgere anche «studiose e studiosi di diverso orientamento quanto alla religione e con diverse visioni antropologiche ed etiche del mondo, in un dialogo aperto e fecondo con i molti che hanno a cuore la ricerca di ragioni valide per la vita dell’uomo».