Le idee non si fermano con le minacce
L’ultima intimidazione c’è stata qualche mese fa. Mentre una scolaresca pugliese saliva le scale che portano a Radio Siani, un pregiudicato si è intrufolato negli studi e ha minacciato di morte i volontari che trasmettono da questo appartamento confiscato al boss Giovanni Birra.
Siamo ad Ercolano, cittadina a pochi chilometri da Napoli, nota per gli scavi archeologici e le belle ville vesuviane del cosiddetto Miglio d’oro.
Qui, tre anni fa, nacque Radio Siani. Ma ce n’era davvero bisogno? «Radio Siani è nata come risposta ad una radio privata del territorio che veniva utilizzata per trasmettere messaggi dal carcere per creare legami tra clan o intimidire qualche affiliato. Era giusto che ci fosse una radio per la legalità», spiega Amalia De Simone, direttore dell’emittente, cronista di nera e di giudiziaria e collaboratrice della Rai e del Corriere.it. Lei si definisce una giornalista “scomoda” perché non scende a patti con i potenti di turno. È una “tosta”, ma in privato è sempre allegra e sorridente. «Ho conosciuto i fondatori di Radio Siani per caso – spiega – mentre realizzavo un’inchiesta sui beni confiscati alla mafia. Sono ragazzi normalissimi, sui trent’anni, che avevano avviato una sorta di rivoluzione culturale, rivelatasi determinante nella decisione dei commercianti di Ercolano di ribellarsi al racket». La scintilla tra di loro è scattata e a De Simone è stato chiesto di dirigere la neonata radio, per trasformarla in una vera emittente radiofonica. «Inizialmente – ricorda la cronista – glielo sconsigliai, perché non sono ben vista da tanti politici e non sono molto diplomatica, ma davanti alle loro insistenze, accettai».
Creato il palinsesto e ideate le trasmissioni, fu deciso di promuovere la legalità, ma, afferma De Simone, «spogliata dal grigiore e dalla pesantezza con cui spesso se ne parla. Era una redazione giovane, per cui si poteva puntare su leggerezza e vitalità, come quando si è parlato di consumo critico, spiegando – come in una chiacchierata tra due ragazze – come fanno i clan ad imporre i prodotti che sponsorizzano nei negozi del territorio». La principale innovazione, tuttavia, è stata la trasmissione in diretta o in differita, senza filtri, dei processi di mafia. «Volevamo dare un segnale forte alla popolazione, così – aggiunge – abbiamo cominciato trasmettendo per primo il processo nel quale i commercianti ercolanesi denunciavano, facendo nomi e cognomi e spiegando tempi e modalità delle estorsioni e come erano costretti a pagare il pizzo. Molti hanno apprezzato questa iniziativa: ci hanno scritto, ce l’hanno detto. Altri, invece, ne sono stati molto infastiditi». Un fastidio che si è manifestato attraverso piccoli episodi che, aggiunge la giornalista, «presi singolarmente apparivano insignificanti. Messi insieme diventavano intimidazioni». Fino a quando un pregiudicato, nipote del boss precedentemente proprietario dell’appartamento, è entrato in radio, minacciando tutti con un manganello. Ma c’è dell’altro. È capitato che il corteo funebre per un parente del boss, deviando dal percorso ordinario, abbia sostato sotto la radio e anche che le ruote dell’auto di De Simone siano state tagliuzzate. Poteva sembrare un problema da niente, per gli inquirenti, invece, era una manomissione finalizzata all’esplosione delle ruote della macchina.
Ma come si regge Radio Siani? «Sul volontariato e sulle donazioni. Per la ristrutturazione – aggiunge De Simone – i ragazzi hanno pagato di tasca propria. Poi ci hanno regalato i microfoni e, dopo le minacce, un impianto di videosorveglianza…».
Avete mai paura? «Non mi sento minacciata né in pericolo: chi fa il mio mestiere queste intimidazioni le mette in conto. La radio ormai è un punto di riferimento per il territorio: per denunciare, parlare di temi che non trovano spazio altrove, ma anche un punto di incontro per chi decide di “fare resistenza”; come la chiamo io, nei confronti delle organizzazioni criminali che si infiltrano anche tra i colletti bianchi. La nostra sede sarà sempre aperta a tutti: è bello vedere tanti ragazzini, anche figli e parenti di pregiudicati, che vengono a trovarci, provano i microfoni, scrivono sulla nostra parete delle frasi sulla legalità. Questo, per noi, vale più di tutto».