Le icone sono tornate a Messina
Chi oggi a motivo del suo porto, scalo di traghetti per e dal Continente, tocca Messina solo come transito e non si ferma a visitare questa “porta della Sicilia” sullo Stretto, non sa veramente cosa perde. Quella che fu la Zancle e la Messana dei greci e romani, in seguito dominio dei bizantini, arabi e normanni, per poi divenire – sotto svevi, angioini e aragonesi – capitale del Regno di Sicilia assieme a Palermo, per lunghi secoli seconda nel Mezzogiorno d’Italia solo a Napoli, malgrado le distruzioni del passato che ne hanno fatto una città martire (il terremoto del 1783, l’insurrezione antiborbonica del 1848, il sisma accompagnato da maremoto del 1908 e i bombardamenti dell’ultima guerra), conserva ancora, delle trascorse età, testimonianze storiche, artistiche e monumentali di assoluta rilevanza, cui si aggiungono quelle del periodo post-terremoto e post-bellico. Certo, prevale l’immagine di una città moderna, ricostruita (come nella famosa Palazzata, anche se non uguale a quella distrutta), una città ancora intenta a sanare ferite antiche e recenti.
Tra le tante possibilità di visita, va segnalata senz’altro quella offerta dal Museo interregionale “Maria Accascina”, allestito dopo il 1908 nei locali di un’antica filanda di seta nella spianata di San Salvatore dei Greci per accogliere quanto di artistico era stato possibile recuperare tra le macerie della città, ed ora trasferito in nuovi locali adiacenti. È in corso in esso, infatti, promossa dalla Comunità Ellenica dello Stretto, una mostra di grande significato per il recupero della memoria e per rinsaldare quel filo ellenico che unisce Sicilia e Grecia: Immagine e scrittura. Presenza greca a Messina dal Medioevo all’età moderna, mostra che vede il temporaneo ritorno, dopo 105 anni, di 41 icone bizantine, recuperate nella città sicula fra i ruderi della chiesa ortodossa di San Nicolò all’indomani della catastrofe che rase al suolo anche Reggio Calabria ed altri centri minori. Trasferite ad Atene con due navi militari greche, i cui equipaggi erano sopraggiunti a portare i primi soccorsi alla popolazione, le preziose immagini datate tra il XIV e il XIX secolo vennero custodite presso il prestigioso Museo cristiano e bizantino della capitale ellenica.
La mostra è completata da altre 9 icone di proprietà del Museo messinese, mai esposte prima, e da 17 rari manoscritti del periodo compreso tra l’anno Mille e il XVII secolo, messi a disposizione dalla Biblioteca regionale universitaria. Da Messina, a partire dal 26 maggio, le icone ateniesi completeranno il loro tour a Palermo, nella Sala Montalto di Palazzo dei Normanni, prima di ritornare in Grecia. È questa, dunque, un’occasione unica per ammirarle, non senza rivolgere un grato ricordo a quanti si prodigarono per salvarle.