Le grandi sfide di Economy of Francesco
«Eravate già impegnati nel creare una nuova economia» e la lettera di invito a questo progetto «vi ha fatto sentire parte di una comunità mondiale di giovani che avevano la vostra stessa vocazione. E quando un giovane vede in un altro giovane la sua stessa chiamata, e poi questa esperienza si ripete con centinaia, migliaia di altri giovani, allora diventano possibili cose grandi, persino sperare di cambiare un sistema enorme e complesso come l’economia mondiale». Una nuova generazione di economisti, imprenditori e persone di buona volontà che non cercano scorciatoie ma che vogliono essere lievito sporcandosi attivamente le mani. Questo è stato l’invito di papa Francesco ad Assisi a centinaia di giovani di tutto il mondo riuniti per Economy of Francesco.
Un incontro avvenuto dopo tre anni dalla lettera che il pontefice inviò per affrontare le sfide del nostro tempo: dare vita a un’economia che metta davvero al centro la persona, le relazioni e la cura della casa comune. Nonostante la pandemia abbia impedito di lavorare in presenza, in maniera del tutto spontanea abbiamo sorprendentemente trasformato questo potenziale evento in un processo e con entusiasmo abbiamo cercato alternative digitali per incontrarci, conoscerci, pensare a soluzioni locali e globali. Ci siamo divisi in dodici villaggi tematici che sembrano apparentemente degli ossimori ma che contengono in realtà la vera relazione che mantiene legate le tematiche dell’economia con la persona, in cui abbiamo lavorato e continuiamo a lavorare per creare un pensiero economico attento alla persona.
Oggi siamo stati chiamati ad affrontare queste sfide, poiché è proprio lì che siamo chiamati a fare la differenza. Le sfide possono essere racchiuse in queste parole chiave: spogliazione, vita interiore e poveri.
Spogliazione: Questo è un chiaro segno dell’aspetto profetico di Economy of Francesco, che non potrebbe mancare a una realtà che porta il nome del santo di Assisi e di papa Francesco. Così come fece san Francesco di fronte al padre Pietro Bernardone, al vescovo Guido e alla città di Assisi, anche noi ci siamo spogliati da un’economia ferita, da un capitalismo dove il denaro è il fine ultimo. Il gesto di spoliazione di Francesco ha dato vita a una nuova missione ma al contempo ha scritto una nuova economia. Francesco ha compreso che il denaro è strumento per costruire un’economia ricca di significato e doni che non deve escludere nessuno e che deve guardare al bene di tutti e agli ultimi, lo restituisce infatti al padre, dando vita a una forma di economia alternativa. Ci siamo spogliati da un’economia della diseguaglianza e dello scarto. Da economista mi è stato insegnato che l’economia è l’organizzazione dell’utilizzo di risorse scarse attuata al fine di soddisfare al meglio bisogni individuali o collettivi. Dimenticando che l’economia deve essere anche al servizio delle persone e non viceversa. Francesco, spogliandosi davanti al padre, ha ricominciato una vita nuova e lo ha fatto per amore dei poveri con uno sguardo nuovo dove l’oggetto non è l’oro o l’argento ma la gratuità. Scegliendo la povertà, Francesco ha scelto il Capitale relazionale e i beni relazionali scegliendo gli ultimi del mondo che sono al centro di questo processo di cambiamento, di cura e di riparazione della nostra casa comune. Quello che dovremo fare anche noi, riconoscendo gli altri, gli emarginati e gli esclusi della nostra società e vivendo il mercato come luogo d’incontro. Ci rendiamo conto che i mattoni di questa casa che siamo chiamati a riparare sono le persone.
Coltivazione della vita interiore: L’economia ha bisogno di un capitale spirituale globale. Questo patrimonio oggi si sta esaurendo. Perché il mondo è cambiato molto, molto velocemente. Quindi, se noi non ci reinventiamo una sorta di nuovo patrimonio spirituale delle persone, cioè un’etica di fondo, una capacità di vita interiore, una resilienza spirituale alle difficoltà della vita. Le persone non avranno più motivi per cui andare a lavorare, per cui impegnarsi. Fare impresa, ad esempio, richiede voglia di vivere: nessun imprenditore inizia la sua attività se non ha voglia di vita e di futuro. C’è un bisogno enorme di un capitale spirituale. Economy of Francesco è la costruzione di questo capitale globale di cui l’economia ha estremo bisogno perché la coltivazione dell’interiorità è il cuore di una nuova economia fondata sui beni relazionali.
Inclusione dei poveri: Per noi di Economy of Francesco è tempo di osare il rischio di favorire e stimolare modelli di sviluppo, di progresso e di sostenibilità in cui le persone, e specialmente gli esclusi siano protagonisti. “Senza la stima, la cura, l’amore per ogni persona povera, per ogni persona fragile e vulnerabile, dal concepito nel grembo materno alla persona malata e con disabilità, all’anziano in difficoltà, non c’è Economy of Francesco”. Dare voce e dignità ai poveri e agli scartati superando la logica del solo assistenzialismo. Accettando strutturalmente che i poveri hanno la dignità sufficiente per sedersi ai nostri incontri, partecipare alle nostre discussioni e portare il pane alle loro case. E questo è molto più che assistenzialismo: stiamo parlando di una conversione e trasformazione delle nostre priorità e del posto dell’altro nelle nostre politiche e nell’ordine sociale. Una cultura dell’incontro. Avere un approccio integrale per combattere la povertà e restituire la dignità agli esclusi (LS, 139).
Economy of Francesco è stato un evento generativo. Una chiamata. Creare una nuova economia. Non per modernizzarla, o adattarla alle esigenze di oggi, ma per creare cambiamenti strutturali e sociali che ci permettano di pensarla con i poveri, con gli emarginati, con la natura usando insieme al cuore e alla testa useremo anche le mani. Ci auguriamo che il processo di Economy of Francesco continui e che coinvolga tanti altri economisti, imprenditori, studenti, docenti e politici per riscrivere una finanza etica e un capitalismo basato sulla dignità umana, sulla cura e sulle relazioni. Sicuramente ci vorranno anni ma abbiamo il dovere morale di farlo. Lo dobbiamo a noi stessi, a chi arriverà dopo di noi, ai nostri figli che saranno coloro che l’economia di domani dovranno abitarla davvero ma anche ai due Francesco. Francesco d’Assisi che ci ha insegnato che solo attraverso una scelta rivoluzionaria si possono cambiare le cose e papa Francesco che ci ha scelto per guarire le ferite di questa economia. Abbiamo bisogno gli uni degli altri per dar vita a questa nuova cultura economica per rispondere all’urgenza e alla bellezza della sfida che ci si presenta e lo possiamo fare solo insieme.