Le fumatrici di pecore

Spettacolo del 2010 del duo Abbondanza-Bertoni, continua a incantare per la verità delle sequenze coreografiche che rivelano brevi storie di relazione, occasioni preziose per riscrivere altre più vecchie storie
Un momento dello spettacolo

 

 

Sul tappeto bianco della scena – che fa pensare a uno spazio sacro, incontaminato, luogo di epifanie – due donne in nero entrano per scrivere coi loro corpi, fisicamente antitetici, una storia di amicizia e di solidarietà, di sofferenza e di gioia, di condivisione e di reciprocità.

 

Antonella Bertoni (insieme a Michele Abbondanza, duo storico della danza contemporanea italiana) ha incontrato Patrizia Birolo durante dei laboratori presso La Girandola di Torino, struttura operante nel settore teatro e disabilità. «Lei – così la descrive Bertoni – portatrice sana di una diversa abilità; noi portatori malati della nostra salute». Ne è nato un folgorante e commovente duetto di teatro-danza difficilmente catalogabile. Perché tocca corde profonde, investe le dinamiche dei rapporti interpersonali, interpella il nostro modo di pensare e considerare l'altro, il diverso da me.

 

Sono brevi sequenze coreografiche e teatrali, veloci storie di relazione. Sono dialoghi o quadri viventi sui quali si addensano immagini potenti di laiche Deposizioni, di Crocifissioni, di Calvari in ginocchio, di balli liberatori a piedi nudi su musica techno o di dichiarazioni d'amore prese da una canzone di Tiziano Ferro urlata; di ninne nanne, di giochi pericolosi e di capricci, di corse fanciullesche, di abbracci e di sorrisi, di posture da balletto classico e buffe scomposizioni di linee.

 

Questi corpi dolenti sono continuamente scossi da fremiti di energia, di vitalità, di verità umane affioranti dai soli gesti, dalle immobilità improvvise, dagli sguardi o dai silenzi, che creano complicità. E dove, frequente, ricorre la frase di Patrizia rivolta ad Antonella: «Ci penso io a te. Ti aiuto io». Ecco, allora, la più fragile rivelarsi la più forte; quella sperduta la più coraggiosa, la più indifesa colei capace di dare alla luce. Ed è di grande forza la sequenza in cui, in un intreccio di corpi che sfumano gestualmente, una posizione di trapasso si trasforma in parto.

 

In questo equilibrio precario di fragilità emotive e fisiche si gioca lo spettacolo "Le fumatrici di pecore" con il moltiplicarsi di pecorelle da presepe, usate, prima, come sigarette per essere fumate come hashish che le sorprende in una spensierata allegrezza; poi come pistole; quindi deposte sul tavolino sbilenco fino a formare un gregge che, in ultimo, attenderà la pecorella nera, smarrita, poggiata in salita sull'asse di legno obliquo. Tra folate di note di Mahler, cantilene di Kyrie e di Agnus, musica pop, c'è spazio per assoli e duetti danzati, buffi o taglienti come lame che squarciano il cuore, per preghiere, per confessioni intime, per azioni e movimenti che trasfigurano in sentimento.

 

A Brescia, Teatro Sociale, per il Festival Viandanze. Il 20 luglio a Bologna, per “Il Giardino della Memoria”. Un progetto di Antonella Bertoni, regia di Michele Abbondanza, coreografie scene e costumi di Antonella Bertoni, luci Andrea Gentili, con Patrizia Birolo e Antonella Bertoni.

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