Le Farc rinunciano ai sequestri di persona

Lo hanno annunciato unilateralmente insieme al prossimo rilascio di dieci poliziotti in ostaggio da più una decade
Combattente delle Farc

Le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) hanno rinunciato al ricorso ai sequestri di persona, metodo utilizzato per finanziare la loro lotta armata. L’annuncio unilaterale è stato effettuato questa domenica attraverso un comunicato del comando centrale della guerriglia (Secretariado) attraverso il proprio sito web. Le Farc hanno altresì annunciato la prossima liberazione di dieci poliziotti nelle loro mani, sequestrati tra il 1998 e il 1999. Si stima che tra 150 e 300 persone siano ancora trattenute come ostaggi dal gruppo guerrigliero comunista sorto nel 1964 per opporsi allo Stato.
 
L’annuncio delle Farc, il più consistente gruppo armato colombiano, viene valutato in queste ore in differenti modi. Per il presidente della Repubblica Juan Manuel Santos si tratta di un «passo importante e necessario che va nella direzione corretta, ma ancora insufficiente». Il governo ha infatti posto come condizione per instaurare un dialogo di pace effettivo la liberazione di tutti gli ostaggi in mano alle Farc e la cessazione dei sequestri e delle azioni di guerriglia. Va tenuto conto che le forze dell’ordine attribuiscono alle Farc la responsabilità del 26 per cento dei circa 300 sequestri avvenuti nel 2011 in Colombia. Il caso forse più eclatante è stato quello della ex-candidata presidenziale Ingrid Betancourt, liberata durante un’operazione militare dall’esercito colombiano, tenuta in ostaggio per sei anni.
 
Per altri analisti, le Farc stanno mostrando segni di evidente debolezza dopo le ultime sconfitte che hanno portato alla perdita della loro cupola, dalla morte naturale di Manuel Marulanda (Tirofijo), leader storico, all’eliminazione in combattimento di altri capi politici e militari. La perdita di credibilità, accentuata dal finanziamento mediante il ricorso al narcotraffico, ha avuto il suo riflesso nelle numerose defezioni tra le file delle loro colonne, dato che gli effettivi si sono ridotti da 20 mila agli attuali 9 mila, e nella progressiva perdita di popolarità. Tale indebolimento, nonostante la maggiore attività guerrigliera di questi ultimi mesi, avviene nel contesto dell’iniziativa politica e militare del governo, che conta sul sostanziale appoggio finanziario e bellico degli Stati Uniti.
 
In tale contesto, più che a negoziati di pace, le Farc possono oggi aspirare a un processo simile a quello dell’Eta o dell’Ira. E non è infatti da escludere che il comunicato di ieri sia frutto di contatti informali col governo di Santos. Il che potrebbe far sperare in una soluzione alla penosa situazione di questo Paese, dove ben tre gruppi guerriglieri (gli altri due sono l’Esercito di liberazione nazionale e i paramilitari dell’Autodifesa unita della Colombia) si scontrano con lo Stato, o tra loro, da decenni. Senza contare gli onnipresenti e onnipotenti cartelli del narcotraffico, ossia, i veri beneficiari di questo status di permanente di tensione e di violenza.

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