Le elezioni sono finite, la crisi economica no!
La vittoria di Tsipras ha naturalmente calamitato l'attenzione dei media in tutto il mondo, pur con letture assai diverse tra Paesi e tra testate. Secondo il newyorkese Wall Street Journal, «le elezioni greche segnano una potenziale pausa nelle agitazioni», in quanto Tsipras «con la sua vittoria netta ritorna al governo, questa volta con un chiaro mandato ad implementare quella stessa dura austerità che era in precedenza stato eletto per contrastare»; un segnale quindi, ne conclude, che «i greci disillusi cercano la stabilità».
Una lettura non condivisa dal britannico The Guardian, che in un editoriale a firma di Larry Elliott sostiene invece che «un mandato rinnovato consentirà a Tsipras di sostenere con più forza l'alleggerimento del debito e delle misure di austerità», forte anche della posizione sia del Fondo Monetario internazionale che di Standard & Poor's su questa linea. Se questo non accadrà, «è possibile che la Grecia ritorni ben presto sule prime pagine per la ragione sbagliata – conclude Elliott -, la necessità di un quarto salvataggio: le elezioni sono finite, la crisi economica no».
Il francese Le Monde, che pochi giorni fa parlava di una «dolorosa conversione di Tsipras al realismo», sottolinea per penna del suo corrispondente da Atene che il leader di Syriza «è riuscito nella sua impresa, ma l'astensione al 40 per cento è un chiaro avvertimento al futuro governo». Tuttavia, «gli elettori sembrano non aver tenuto il broncio al vecchio primo ministro per essere venuto meno alla promessa fatta in gennaio di chiudere con l'austerità».
Le Figaroparla addirittura dell'«incessante metamorfosi del giocatore» nel definire il rieletto premier, paragonando le sue vittorie non a quelle di un militare, ma a quelle appunto di un giocatore che «rimane un enigma» e proprio per questa capacità di «confondere gli avversari» sa ottenere ciò che vuole.
Lo spagnolo El Paìs, dopo aver dato notizia della «vittoria con largo margine» di Tsipras e aver ripercorso le tappe che hanno portato fino a qui, riporta le parole di un sociologo greco vicino a Syriza, Ilias Yoryadis: nello spiegare la ragione di questo trionfo, questi ipotizza che «probabilmente i greci hanno preferito che l'ormai inevitabile programma di austerità venga applicato da un uomo di sinistra, piuttosto che da uno di destra». Ad ogni modo, conclude la corrispondente da Atene, «Syriza recupera l'autostima persa in questi mesi, e si appresta a governare con un mandato nuovo e chiaro».
Naturalmente la notizia non ha lasciato indifferenti i tedeschi, ormai per stereotipo «antagonisti» dei greci – e di Tsipras in particolare. Der Spiegeltitola «Tsipras festeggia la vittoria e promette ai greci tempi duri», sottolineando come il primo ministro abbia ricordato nel suo discorso le difficoltà che attendono il Paese, e considerando la celerità con cui si prospetta la formazione del nuovo governo un segnale dell'urgenza di mettere mano alle misure di austerità.
Mentre la Frankfurter allgemeine Zeitung, titolando «il trionfatore alle urne di oggi può diventare lo sconfitto politico di domani», in un'intervista al membro della task force per la Grecia della Commissione europea prevede che «Tsipras non avrà tempo per celebrare la sua vittoria» dati i duri «compiti a casa con margini di manovra davvero stretti» che attendono il Paese: «ricapitalizzazione delle banche, accordi con i finanziatori europei, piano di rientro del debito». Insomma, compiti dai quali potrebbe appunto uscire sconfitto.
Ma a Bruxelles che si dice? Le Soir parla addirittura di «plebiscito» in favore di Tsipras, sottolineando come abbia quasi confermato gli stessi risultati dello scorso gennaio, quando gli umori politici erano su toni ben più entusiastici. Insomma, ne conclude, «la linea tenuta da Tsipras pare aver pagato».